Oggi sarà il lunedì con meno infarti dell’anno, a dimostrazione della relazione tra qualità e quantità di ore dormite e salute.
A sottolineare la relazione sono gli esperti riuniti per il 114esimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI), a Roma, che si concluderà oggi 28 ottobre, che in una delle sue sessioni affronterà proprio il rapporto tra sonno e cuore.
In generale il lunedì è il ‘giorno nero per gli infarti, spiegano gli esperti, perché si sommano tre fattori, il dormire meno, il dormire peggio, ossia in orari non consoni rispetto a quanto richiesto dal naturale orologio biologico e lo stress dell’inizio settimana. Oggi farà però eccezione, con un calo del 10% rispetto a un normale giorno della settimana. «Molto probabilmente l’effetto protettivo è dovuto all’assenza del primo e forse più importante dei tre fattori scatenanti, la deprivazione di sonno – spiega Gino Roberto Corazza, presidente Simi -. A conferma di ciò, il fatto che il vantaggio non sia presente negli anziani, perché in questi ultimi la quantità di sonno è più costante e non subisce variazioni».
La riduzione del rischio cardiaco connessa al ritorno dell’ora solare conferma il potere protettivo che il dormire ha su diverse patologie: è noto, ad esempio, che un sonno insufficiente o di scarsa qualità è correlato ad alterazioni del sistema infiammatorio e di quello immunitario, a un maggior rischio di diabete e obesità, e soprattutto allo sviluppo di malattie cardio e cerebrovascolari. «In chi dorme poco o male il rischio cardiovascolare aumenta del 48%, quello di ictus del 15% – spiega Nicola Montano, professore associato di Medicina Interna all’Università di Milano -. Il disturbo più frequente è l’apnea ostruttiva notturna, di cui soffre il 2-4% della popolazione». La percentuale dei casi diagnosticati, sottolineano gli internisti, non va oltre il 20%. «I disturbi del sonno rendono meno efficace il trattamento antipertensivo con un significativo aumento del numero dei farmaci per ottenere la normalizzazione dei valori della pressione – commenta Franco Perticone, vice presidente Simi – Sarebbe, quindi, auspicabile che la sindrome delle apnee notturne venga riconosciuta e trattata precocemente».