White House Down sarà il secondo fallimento di un kolossal della Sony Pictures in meno di un mese. Lo studio è sta già colpito poche settimane fa dal flop di Will Smith con After Earth.
Questi continui disastri non sono buoni per Amy Pascal, co-presidente di Sony Pictures Entertainment e responsabile marketing e produzione dello studio. La signora, nota per essere una fanatica sostenitrice dell’omosessualismo e paladina del Gay & Lesbian Center di Los Angeles, aveva pochi mesi fa dichiarato la sua intenzione di utilizzare il suo potere nel Cinema, per propagandare una ‘visione corretta dell’omosessualità e una maggiore propaganda positiva’.
Come se già non vi fosse in modo anche troppo evidente, quasi sfacciato. L’afflato censorio della bacchettona – gli antirazzisti e omosessualisti sono i bacchettoni dell’epoca moderna – arrivò fino a chiedere una vera e propria censura politicamente corretta nell’utilizzo delle parole che avrebbe eccitato la Boldrini: “Che ne dite se, quando un di noi sta leggendo un copione con scritte parole come frocio o finocchio, prende una matita e le cancella “.
“Le immagini che mi hanno influenzato come adolescente ha avuto influenze durature su tutta la mia vita e scommetto che è vero per la maggior parte di noi. Quello che vediamo nei media di oggi riguarda tutti, che si tratti di film, TV, radio, riviste o Internet. Cosa dicono i media del tuo orientamento sessuale, e il colore della tua pelle, e la forma dei tuoi occhi e la tua etnia, ti condiziona. Abbiamo già cambiato molto e in questo modo mutato la percezione che l’opinione pubblica ha dell’omosessualità. Possiamo fare meglio e faremo meglio. Dobbiamo.”
Insomma, l’ammissione dell’utilizzo dei media di distrazione di massa per “plasmare” l’opinione pubblica, e la stesura di un vero e proprio programma su come migliorare il condizionamento mentale dei più giovani per rendere l’omosessualità “normale” e quindi diffonderla nella società.
Ma forse il pubblico non apprezza questa ‘omosessualizzazione’ strisciante nei prodotti cinematografici della Sony targata Amy Pascal, da qui, i continui disastri.
Tanto da spingere l’azionista Daniel Loeb di Third Point LLC, che è il terzo più grande azionista di Sony, a chiedere uno scorporo di Sony Entertainment dal resto della società. (Loeb è anche un investitore di minoranza in Penske Media, che possiede la rivista Variety.)
White House Down non sarà l’ultima goccia – perché la nota lobby è molto potente, tanto potente da consentire a chi sperpera miliardi di dollari, a rimanere in carica – ma se si tratta di un massiccio fallimento e le cose non vanno bene come sembra, Loeb potrebbe avere gioco facile.
