In una bella lettera giunta ad “Agere Contra”, Celsi spiega quanto sia difficile manifestare pacificamente contro la 194. Insulti e aggressioni sono sempre più frequenti, soprattutto da quando è partita la campagna per il referendum abrogativo della legge.“Dobbiamo essere il popolo della vita,” scrive Giorgio “che si contrappone a chi pensa che sopprimere bambini nel ventre materno sia un diritto, quando invece è palesemente un delitto per di più perpetrato con i nostri soldi verso il più debole e indifeso dei nostri fratelli”.
“Ricordiamoci che Auschwitz inizia quando […] si pensa: “Tanto non sono ancora bambini”, oppure “a me questo non importa” o, peggio ancora, quando si giustifica la legge sull’aborto dicendo “Io non lo farei mai ma lascio che ci sia una legge che dia la libertà agli altri di farlo”.
Una grande testimonianza di un uomo coraggioso.
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28 maggio 2013
Manifesti contro l’aborto? I “democratici” ti aggrediscono
Riceviamo e pubblichiamo questa testimonianza, condividendo la battaglia per l’abrogazione della famigerata legge 194
di Giorgio Celsi
Sono Celsi Giorgio Presidente dell’Associazione “Ora et Labora in Difesa della Vita” e Vicepresidente dell’Associazione NO 194 che stà preparando il referendum per abrogare la legge 194 in materia di aborto, volevo sottolineare come negli ultimi mesi, abbiamo subito diverse aggressioni sia verbali che fisiche, mentre pacificamente e con regolare preavviso alle varie questure testimoniavamo con la preghiera e il volantinaggio fuori dagli ospedali ( vedi alla 12 ore di preghiera per la Vita svoltasi a Padova il 2 marzo 2013 http://video.gelocal.it/mattinopadova/locale/padova-e-scontro-sull-aborto-davanti-all-ospedale/9549/9561, alla 12 ore di preghiera alla clinica Mangiagalli del 2/3 2013 e del 4/ 5/2013 per ultimo l’aggressione subita ieri all’Ospedale San Gerardo di Monza). Questo a mio avviso succede perché stiamo mettendo in discussione con il referendum abrogativo la legge sull’aborto, infatti se distribuivamo pannolini o dicevamo ”La legge c’è basta metterla in pratica bene” nessuno ci avrebbe aggredito o insultato, ma noi non dobbiamo essere il popolo dei pannolini, dobbiamo essere il popolo della vita che si contrappone a chi pensa che sopprimere bambini nel ventre materno sia un diritto, quando invece è palesemente un delitto per di più perpetrato con i nostri soldi verso il più debole e indifeso dei nostri fratelli. Questi fatti però devono renderci più forti e farci capire che siamo sulla strada giusta,nel Vangelo infatti sta scritto: beati voi quando vi insulteranno e vi perseguiteranno”. Si sappia comunque che come abbiamo fatto fin d’ora, ad ogni aggressione sia vebale che fisica noi risponderemo con denunce e querele nei confronti di chi vuole ledere il nostro diritto costituzionale di manifestare a Difesa della Vita
Ben venga come si evince alla fine dell’articolo del Corriere.it il fatto che i miei volantini con delle vere foto di bambini abortiti nel cestino dei rifiuti ospedalieri, urtino la sensibilità dei passanti, perché visto che non si ha nessun timore di disturbare la sensibilità delle persone quando si tratta delle ingiustizie perpetrate ai danni degli animali o dell’ambiente non vedo perché io dovrei farmi scrupolo nel far emergere con i miei volantini una realtà che in 35 anni di aborto legalizzato ha causato la soppressione di quasi sei milioni di bambini nel caldo ventre materno, anzi le ceneri di questi bambini come diceva Padre Pio : “Vanno sbattute sulle facce di bronzo dei loro genitori, dei medici e degli infermieri responsabili”. Io aggiungo che andrebbero sbattute in faccia anche a tutti coloro che con la loro indifferenza e con il loro menefreghismo hanno permesso e continuano a permettere questo olocausto legalizzato, questo tributo a Satana. Ricordiamoci che Auschwitz inizia quando si guarda agli ospedali dove si fanno gli aborti e si pensa: “Tanto non sono ancora bambini”, oppure “a me questo non importa” o peggio ancora quando si giustifica la legge sull’aborto dicendo “Io non lo farei mai ma lascio che ci sia una legge che dia la libertà agli altri di farlo” (che equivale a dire: io non ucciderei mai una persona ma do la pistola a tutti coloro che vogliono farlo). Questa verità la chiesa la deve “gridare dai tetti”, abbiamo bisogno di pastori che illuminino le coscienze ammorbidite da 35 anni di legalizzazione dell’aborto.
In questo momento poi in cui si parla tanto di femminicidio ci si dimentica di tre milioni di bambine concepite soppresse legalmente dall’entrata in vigore della legge 194 in Italia se è vero che gli aborti ufficiali in questo arco di tempo, come detto ammontano a sei milioni. In più in Italia si sta sviluppando con l’aumento dell’immigrazione il fenomeno dell’aborto selettivo di bambine. E per questa immane ingiustizia perché le radicali e le femministe non protestano la Bonino in primis ?
Dal canto mio capisco che quell’andare a testimoniare davanti agli ospedali abortisti in divisa da infermiere possa dare fastidio a molti, soprattutto a chi con gli interventi di aborto mira a far quadrare i bilanci del suo ospedale, ma ribadisco come ho risposto al presidente del mio collegio -Dott. Mutillo- che mi ha diffidato per questo prima verbalmente e poi per iscritto, che smetterò di andare a testimoniare in divisa, quando i medici e gli infermieri smetteranno di eseguire aborti.
Cordiali saluti, Celsi Giorgio Presidente Associazione “Ora et Labora in Difesa della Vita” e Vicepresidente Associazione “No 194”