Quando si aprono le proprie frontiere all’ingresso di individui provenienti da paesi lontani, sarebbe intelligente indagarne li abitudini – soprattutto quelle negative, che sono potenzialmente dannose – e così decidere una scrematura delle etnie più propense al crimine violento. Questo è ovviamente “anatema”, nondimeno è giusto.
Ad esempio, un’indagine superficiale, avrebbe scoperto che il Ghana sta conoscendo una escalation piuttosto inquietante di omicidi. E guarda caso, molti di questi commessi con un’arma divenuto tristemente nota in Italia, negli ultimi giorni: il piccone.
Questo di fianco ad esempio, è Anas Adam, un giardiniere 21enne che alla vigilia della festa del papà, mesi fa, decise di “festeggiare” il padre 65enne, prendendolo a picconate in testa.
Il padre, Adam Abdulai, stava dormendo nella sua stanza, nel sobborgo tentacolare Manobi di Accra, la capitale del Ghana, quando suo figlio lo ha ucciso.
Ancora più inquietante, l’assassino ha detto di essere stato spinto a commettere l’atto da “alcune voci”.
“Uno spirito mi ha spinto a uccidere mio padre”, ha infatti detto subito dopo.
A creare un altro bizzarro e profetico legame con l’Italia, la foto nella quale il “picconatore” posa soddisfatto. Ovviamente queste connessioni le facciamo noi, perché siamo brutti, sporchi e cattivi. Ma chissà, a volte comprendere gli “altri”, le loro abitudini e i loro comportamenti, aiuta ad evitare lutti e tragedie. I pregiudizi mantengono vivi.