Durante una recente intervista televisiva, il Grande Ayatollah Ahmad al-Baghdadi, il principale leader islamico dell’Iraq sciita, ha chiarito il motivo per cui l’Islam e il resto del mondo non potranno mai coesistere pacificamente. Lo ha detto chiaramente.
Secondo l’ayatollah, quando possono, quando la circostanza lo permette, quando sono forti abbastanza, i musulmani sono obbligati a passare all’offensiva e conquistare i non musulmani (un fatto da tenere a mente, mentre milioni di “rifugiati” musulmani vengono accolti in Europa).
Ha detto:
Se sono persone del libro [ebrei e cristiani] chiediamo loro la jizya (tassa infedeli) – e se rifiutano, allora noi li combattiamo. Cioè se uno è cristiano. Ha tre scelte: o convertirsi all’Islam, o, se si rifiuta e vuole rimanere cristiano, pagare la jizya [e vivere secondo le regole dhimmi].
Ma se ancora rifiutano, allora noi li combattiamo, e prendiamo le loro donne, e distruggiamo le loro chiese, questo è l’Islam! …
Per quanto riguarda i politeisti [indù, buddisti, ecc] noi permettiamo loro di scegliere tra l’Islam e la guerra! Questa non è l’opinione di Ahmad al-Husseini al-Baghdadi, ma l’opinione di tutte e cinque le scuole di giurisprudenza islamiche [quattro sunnite e una sciita].
Verso la fine dell’intervista, visto che il suo intervistatore continuava a dire che questo non può essere l’Islam, l’ayatollah lo ha sfidato: “Chi sei tu? Vuoi dire a me cosa credere? Questa è la parola di Allah!”
E’ così. Nella comunità musulmana, il jihad è un dovere religioso per l’universalismo della missione musulmana e l’obbligo di convertire tutti all’Islam o con la persuasione o con la forza.