Svolta nazionalista del Calcio: obbligo maggioranza calciatori italiani

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# Riforma del Calcio Italiano: Un Appello per il Cambiamento

L’uscita dell’Italia da Euro2024 ha lasciato un amaro sapore di delusione tra i tifosi. Non tanto per l’uscita in sé: è il modo che offende.

Nonostante la squadra avversaria fosse tecnicamente inferiore, la loro organizzazione ha prevalso. Questo ci dice che la colpa è stata dell’allenatore e dei suoi continui esperimenti.

L’uscita di questa sera contro la Svizzera è stata la sua responsabilità. Se in campo non sai che fare, è colpa dell’allenatore. Se chiami 26 giocatori e non sai gestirli e li metti fuori ruolo, hai sbagliato la convocazione. Non è colpa delle squadre italiane o della qualità dei calciatori italiani. L’Inter ha quasi vinto una Champions lo scorso anno con 5 calciatori italiani in campo.

Affrontavamo la Svizzera, una formazione con un gruppo di buoni giocatori e basta.

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Detto che questa uscita non ha radici profonde è comunque tempo di rivedere la struttura del calcio italiano.

È tempo di imporre alle società di calcio di avere una maggioranza di calciatori italiani. Questo non è un appello al nazionalismo, ma un richiamo alla necessità di coltivare e nutrire il talento locale.

La UE potrebbe non essere d’accordo? Allora, si va contro la UE. Dobbiamo imporre un obbligo per le società di avere il **70% della rosa composta da italiani**. Questo non solo rafforzerà il talento locale, ma contribuirà anche a creare una squadra nazionale più forte.

Se non agiamo ora, continueremo a vedere stranieri fisicamente favoriti nelle giovanili perché maturano prima e costano poco e stranieri sponsorizzati dai propri procuratori. Questo non è un modello sostenibile per il futuro del calcio italiano.

È tempo di un cambiamento radicale. È tempo di riformare il calcio italiano per il bene del nostro sport nazionale. Non possiamo permettere che la delusione di Euro2024 sia inutile. Dobbiamo imparare, adattarci e migliorare. Per l’Italia, per il calcio, per il futuro.

La Globalizzazione, nel calcio come nella società, sta corrodendo le basi della nostra più grande forza: l’identità. Dobbiamo contrastarla con ogni mezzo.