Sono le 10.30 del 5 aprile. Lei, una 21enne toscana, è alla stazione ferroviaria di Porta Garibaldi. In quei giorni era a Milano poiché la famiglia delle bambine di cui si occupava in Germania era venuta a trovare i parenti nella metropoli. La sua intenzione era raggiungere il fidanzato a Bergamo.
Un immigrato, poco prima, l’aveva agganciata sulla banchina, costringendola a prendere il passante Varese-Treviglio. Quando si sono ritrovati nello stesso vagone, è scattata una brutale aggressione.
All’improvviso, è sopra di lei, che si ritrova schiacciata tra sedile e finestrino del treno. Prova a ribellarsi, piange, chiede aiuto. Sono minuti di terrore in cui l’uomo la costringe a subire atti sessuali. Finché la ragazza non riesce a divincolarsi e a scappare.
L’allarme è immediato, ma l’aggressore è più veloce. Di lui non c’è più traccia, mentre la ragazza viene portata in ospedale a Treviglio. Grazie alle immagini delle telecamere a bordo del treno e nelle stazioni, nonché all’analisi del traffico delle celle telefoniche, il 22 aprile, la Polizia di Stato, coordinata dalla Procura di Milano, arresterà un piazzaiolo egiziano, che nel frattempo ha compiuto 37 anni, regolare e incensurato, nella sua casa a Dergano, quartiere alla periferia nord di Milano.
La vittima: «Non ho potuto partecipare alle manifestazioni per Giulia Cecchettin. Certi traumi non si riescono a superare».