Ha ragione la femminista. Ma dimentica di sostituire il termine ‘uomo’ con ‘immigrato’. Sono tutti immigrati gli stupratori di Bologna. E del resto dell’Emiliastan.
Il problema non è mettere le telecamere, ma eliminare gli immigrati che stuprano.

«Quando un uomo aggredisce una ragazza il problema non è la telecamera, ma l’uomo. È questo l’aspetto che mi interessa di più». Sono le parole di Susanna Zaccaria, presidente della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, che commenta così la violenza sessuale subita da una 17enne (ennesimo caso dopoquello di una turista, appena dieci giorni prima) nella notte tra mercoledì e giovedì, ai Giardini Margherita. La minore ha raccontato di essere stata avvicinata da un ragazzo a mezzanotte. Nel parco c’erano poche persone e nessuno si è accorto della violenza. In seguito, un passante si è accorto che la ragazza era in difficoltà e le ha prestato aiuto.Le telecamere del parco, inoltre, non erano funzionanti e questo sta rendendo più difficile risalire all’identità dell’aggressore.
«Deterrenza difficile»
«Ovviamente è una cosa negativa il fatto che non funzionassero — aggiunge Zaccaria — perché rende difficile ricostruire quanto accaduto, ma onestamente non so quante persone si pongano questo problema e se il fatto che le telecamere siano attive costituisca un elemento dissuasivo verso chi sta per commettere una violenza sessuale». Sul caso stanno indagando i carabinieri della Compagnia Bologna centro e del nucleo radiomobile. La mamma della 17enne ha deciso inoltre di sporgere querela per conto della figlia, che sarà presto interrogata sulla vicenda, assistita da una psicologa.Oggi in Prefettura si terrà il comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico, al quale parteciperà anche il Comune. Al centro della discussione, la questione della sicurezza nei parchi e il funzionamento delle telecamere. Secondo quanto comunicato da Palazzo D’Accursio la scorsa settimana, in città ci sono oltre 500 videocamere pubbliche attive e, nel corso del 2022, ne sono state sostituite 140, mentre su altre 20 si sono svolte attività di manutenzione. «Si sta lavorando — si legge in una nota diffusa dal Comune — al bando per un nuovo contratto di gestione degli impianti tecnologici di videosorveglianza e di illuminazione che assicurerà una più efficiente manutenzione anche su tutte le telecamere. La gara sarà avviata entro i prossimi mesi».
I centri antiviolenza del territorio stanno inoltre definendo con l’amministrazione a una mappatura delle zone in città considerate a rischio. Dopo il femminicidio di Alessandra Matteuzzi, la 56enne uccisa sotto casa la sera dal suo ex il 23 agosto, i centri antiviolenza hanno incontrato il sindaco Matteo Lepore e la vicesindaca Emily Clancy. Il Comune ha deciso di potenziare alcune azioni di contrasto alla violenza, tra cui il tavolo integrato.
In questo mese, infatti, dopo il femminicidio di Matteuzzi ci sono stati tre casi di stupro in città: oltre al più recente, ai Giardini Margherita, il 22 agosto una turista finlandese di 22 anni è stata vittima di violenza di gruppo in Largo Respighi, mentre a settembre una ragazza di 28 anni, in vacanza in città, ha raccontato di essere stata portata in un casolare da un uomo che avrebbe poi abusato di lei. «C’è molta rabbia, bisognerebbe evitare che questi fatti accadessero», conclude Zaccaria.
Quindi a Bologna arriva la mappa dei quartieri afroislamici dove le donne italiane non possono entrare. Senza essere stuprate.
” ande’ ben a fer dal pugnat” cioè andate a fare delle pugnette. Scusate la volgarità ma più o meno il senso è di mandarli a quel paese, anche se il termine in sé è volgare. È il detto tipico di Bologna e provincia, ma oltre la ” mia Volgarità” qui c’è un altro problema : l’ottusita’ della mentalità sinistrata.