“Cittadinanza piena agli immigrati”: i padroni di Confindustria vogliono più immigrati per sostituirvi

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Non ci sono persone più stupide e avide di questi sedicenti industrialotti che privatizzano il guadagno e collettivizzano le perdite. Loro sfruttano ‘negri’ a basso costo mentre voi poi dovete pagare le tasse per dare loro case popolari e sussidi. E dovete anche vivere nei loro stessi quartieri mentre Scaglia se ne sta nel suo villone circondato da muri.

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Immigrati a cui regalare cittadinanze, secondo Confindustria, perché non facciamo più figli e la soluzione – invece di ripensare noi stessi e provare a sopravvivere come cultura e popolo – sarebbe come al solito quella di soccombere. Promuovendo, indirettamente – ma nemmeno troppo – clandestinità e schiavismo. Il riassunto, grosso modo, è questo. Ovviamente, non esplicitato: perché chi comanda, un minimo di scaltrezza la mantiene. Sulla buona fede, però, ci sarebbe molto di che discutere.

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Come riporta l’Agi, l’immigrazione “ben accolta” da Confindustria viene espressa nel corso della odierna Assemblea annuale tenutasi a città del Vaticano. Un fenomeno, quello che – in gran parte clandestinamente – si riversa sul nostro territorio, che va in qualche maniera “radicato” per gli stranieri ad oggi presenti e chissà, “naturalmente” promosso per i tanti che giungono e continueranno ad arrivare nei prossimi anni. Il pretesto, al solito, è la curva demografica italiana. Dopo aver scoraggiato con ogni mezzo la crescita della popolazione, i vertici che comandano la Nazione passano direttamente a chiedere di importare stranieri in grande quantità, invece che promuovere un’inversione di tendenza che sarebbe vitale sia dal punto di vista economico che da quello identitario e culturale. Parla Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, secondo il quale la decrescita demografica “rende ancor più necessario contare su un efficace modello di integrazione nazionale e di piena cittadinanza per gli immigrati e i lavoratori stranieri nel nostro Paese. Noi come imprese ci siamo [Chissà perché non ci sorprende, ndr]. In moltissime nostre aziende, infatti l’apporto degli immigrati è crescente da anni e insostituibile”.

Interessante quanto triste che lo stesso Bonomi, in altri passaggi del discorso, abbia più volte fatto riferimento al “dovere di offrire un lavoro degno”, e quindi caratterizzato dalla fine delle “retribuzioni infime”. Ovvero, due caratteristiche che l’immigrazione di massa non solo scoraggia, ma rende de facto impossibili. Il progressivo abbassamento dei costi del lavoro è infatti anzitutto promosso dall’invasione di stranieri, in piena concorrenza con gli italiani e sempre maggiori disposizioni ad abbassare la curva degli stipendi. Ma a quanto pare il presidente di Confindustria segue bene la lezioncina basilare di chiunque voglia provare a promuovere il pensiero unico che ci domina ormai da decenni: associare ciò che è disperatamente richiesto da una società sempre più povera alle cause primarie della sua miseria crescente. Complimenti, presidente.

In un Paese serio l’interesse di pochi non travalicherebbe quelli dei molti. E associazioni private come Confindustria verrebbero sciolte per decreto perché non fanno l’interesse generale. Ma solo quello di un manipolo di elusori fiscali col culo in Italia e il portafoglio in Olanda.