UBER, il colosso da decine di miliardi di euro partecipato dai soliti noti, che mira a sostituire anche in Italia i piccoli imprenditori con immigrati low-cost, è attivo in oltre 300 città in almeno 57 Paesi. E’ l’ennesima arma della Globalizzazione – e di chi la controlla e infatti finanzia questi progetti – per destrutturare le società locali attraverso l’appiattimento del tessuto economico.
Uno degli effetti di Uber – come lo è stato di McDonal’s e altre multinazionali – è quello di concentrare ulteriormente la ricchezza verso pochi individui globali a discapito di piccoli operatori (nel caso dei taxi individui) locali.
E’ evidente che con tutti i liquidi concentrati in poche mani non abbiano tardato ad ‘influenzare’ le scelte politiche. in Senato. Un vero e proprio mercato delle vacche.
Tassisti tentano di entrare nel parlamento a Roma. @ElectionWiz @disclosetv https://t.co/jkBxkOMqc2
— RadioSavana (@RadioSavana) July 5, 2022
Drahi è quello del Britannia. Deve svendere l’Italia alle multinazionali. Dopo le ‘privatizzazioni’ ora è la volta delle categorie che vanno impoverite importando in Italia il ‘modello’ americano. Quello che concentra la ricchezza nelle mani di pochi manigoldi.
Taxi fermi per 48 ore. E tutti in piazza a Roma per dire no all‘articolo 10 del ddl concorrenza, che entra nel vivo nelle prossime ore con la discussione in Commissione attività produttive. I manifestanti, arrivati da tutta Italia, si sono mossi in corteo da piazza della Repubblica in direzione di piazza Venezia dopo aver sfilato lungo via Cavour e via dei Fori imperiali. Non sono mancati attimi di tensione con le forze dell’ordine nei pressi di Palazzo Chigi.
“‘Draghi, non te lo chiede l’Europa, te lo chiede Uber” è lo striscione che apre il corteo dei tassisti contro la deregulation del settore. Messo a dura prova dalle applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche. “Questo per smentire le giustificazioni del governo che ha inserito nel Ddl concorrenza tpl non di linea, taxi e Ncc. Ovvero servizi pubblici non compresi nei processi di liberalizzazione previsti dalla Bolkestein”, spiegano i sindacati che rappresentano le auto bianche. A infiammare gli animi le intenzioni irremovibili del governo a non stralciare l’articolo 10. Alla vigilia della mobilitazione la viceministra delle Infrastrutture e della Mobilità, Teresa Bellanova, ha ribadito le posizioni di Palazzo Chigi. E inutilmente ha invitato le parti a rinviare lo sciopero di oggi. “Per continuare a lavorare e definire meglio il testo dell’articolo 10 del ddl concorrenza”. Ma quello che il governo chiama concorrenza – scrive Giorgia Meloni su Facebook – “è la consegna di un servizio pubblico all’oligopolio di multinazionali e big tech. Questo è l’ennesimo attacco di un esecutivo prono agli interessi delle grandi concentrazioni economiche. E schierato sfacciatamente contro le piccole imprese e i lavoratori autonomi. Ieri è toccato ai balneari, oggi ai tassisti. Fratelli d’Italia si opporrà con fermezza a questo provvedimento”.
La tensione e la rabbia sono forti. Arrivati davanti a Palazzo Chigi si sono registrati momenti di tensione con le forze dell’ordine. Una decina di manifestanti è riuscita a forzare i blocchi della polizia davanti alla sede del governo. Riuscendo per qualche minuto a irrompere nella piazza antistante il portone centrale accompagnati dai cori contro il governo. Poi sono stati bloccati dagli agenti che li hanno fatti arretrare sotto il porticato della Galleria Alberto Sordi. Dove però i manifestanti hanno iniziato a lanciare fumogeni che hanno raggiunto piazza Colonna. Il tratto di via del corso ad altezza di Palazzo Chigi è stato chiuso con 8 blindati della Polizia. E la manifestazione di protesta proseguita circoscritta alla Galleria Alberto Sordi. Dove i tassisti, esasperati, hanno continuato a lanciare slogan contro il governo Draghi a difesa della loro categoria. Gridano “I tassisti dell’Italia siamo noi”. Tra i manifestanti che hanno fatto irruzione nella piazza davanti al portone di Palazzo Chigi la polizia ha identificato un uomo.
Se caricate una di quelle merde fate come Holer Togni.
Vedete, il giochino è questo: c’è un numero esorbitante di disperati, che se non abbracciano la criminalità, devono comunque campare, e come fanno?
Accettano le briciole, che vengono immediatamente offerte da questi sistemi, apparentemente in grado di trasformare tutti in piccoli imprenditori,
E questo vale per tutte le iniziative di ‘sharing’, sono tutti attentati alla proprietà, soprattutto la piccola proprietà, poiché la giga proprietà nessuno la metterà mai in discussione tranne una guerra dura e persa.
Si, poiché, i soliti noti di cui sopra, tra disperati, forse meno disperati, mettono a libro paga anche uomini armati, nel caso quelli a libro paga tra colletti bianchi, ed eletti, non riescano o non vogliano eseguire tutti i loro desiderata.
Ci troviamo ad avere a che fare con criminali come i latifondisti non di età repubblicana, che comunque non avrebbero mai fatto a meno dello stato, al massimo tentavano di controllarlo, ma di latifondisti più simili a quelli del IV e V secolo che, vista la debolezza dello stato, causata da loro stessi, in gran parte, puntavano ormai a fare da se.
Il risultato fu che gli andò bene finché non arrivarono i barbari, che si impadronirono delle loro ricchezze, e spesso, delle loro vite.
Aggiungo la parte che doveva essere in mezzo, ma non mi accettava, ignoro perché:
Accet-tano le bri ciole, che ven-gono imme-diatamente offer-te da que-sti siste-mi, apparen-temente in gra-do di trasfor-mare tutti in pi ccoli im prenditori, senza ne-ssuna regolame-ntazione, di fatto la strut-tura viene for-nita da so liti no ti, che assumono a cot-timo disp-erati per due lire, che devo-no anche met-tere i loro mezzi.