La guerra del gas l’Europa può solo perderla. Non si dichiarano guerre che non si possono vincere.
La Francia ha le centrali nucleari, quindi può fare a meno del gas russo, anche se subirebbe un fortissimo contraccolpo. La Germania, come l’Italia, è dipendente dal gas russo, quindi pensare di non pagare in rubli per sottostare ai diktat degli Usa è folle.
Dopo gli annunci di Vladimir Putin non si sono fatte attendere le reazioni internazionali, soprattutto in ambito europeo. Il primo a parlare è stato il cancelliere Olaf Scholz, secondo cui “i pagamenti continueranno ad avvenire come sempre, non cambierà nulla”. Berlino, ha fatto sapere il capo dell’esercutivo tedesco, continuerà a pagare il gas russo in Dollari ed Euro.
Poco dopo, in una conferenza stampa congiunta, hanno preso la parola il ministro dell’economia tedesco, Robert Habeck, e quello francese Bruno Le Maire. “È importante per noi dare il segnale – ha dichiarato Habeck – non ci lasceremo ricattare da Putin”. I due ministri hanno concordato azioni giornaliere di monitoraggio e coordinazione per superare l’attuale crisi e dare adeguate risposte alle contromosse di Mosca.
“Quanto alla richiesta di pagare il gas in Rubli – ha proseguito il ministro dell’economia tedesco – tutte le voci che ho sentito sono concordi: gli attuali contratti devono essere rispettati”.
Il decreto firmato da Putin ha implicazioni soprattutto a livello politico, in quanto Mosca ha di fatto attuato una prima importante contromossa alle sanzioni imposte da Usa ed Europa. Sotto il profilo pratico però, soprattutto per le aziende del Vecchio Continente, potrebbe cambiare ben poco. Così come spiegato sul Corriere della Sera, a partire da domani un’azienda europea che importa gas dalla Russia potrebbe aggirare l’ostacolo aprendo due conti bancari su Gazprombank, istituto bancario non raggiunto dalle sanzioni. Un conto potrebbe essere in Euro e uno in Rubli.
L’azienda europea paga la controparte russa trasferendo i soldi nel conto in Euro, esattamente quindi come avviene oggi. Gazprombank potrebbe a quel punto prendere gli Euro e venderli sul mercato di Mosca in cambio di Rubli. Una volta fatto questo passaggio, la stessa banca posiziona i Rubli nel secondo conto dell’azienda europea, quello per l’appunto aperto in Rubli. In tal modo poi i soldi vengono girati alle aziende russe da cui si acquista il gas. In poche parole, ci sarebbe un passaggio in più da fare ma il pagamento avverrebbe ugualmente in Euro.
Un passaggio decisivo: perché acquistando rubli ne sostieni il valore. Quella di Putin è una mossa geniale. Inutile girarci intorno.
Anche Draghi si è accodato alle richieste americane:
Mentre si avvicina la “data verità” dell’1 aprile, giorno di partenza del diktat russo per i pagamenti energetici in rubli, dalla Russia arriva una notizia importante: il colosso energetico Gazprom starebbe valutando la possibilità di un blocco totale delle forniture di gas ai “paesi ostili” e le conseguenze di tale passo. Igor Sechin, ad del gruppo, è un fedelissimo di Vladimir Putin e un uomo cruciale nel contesto politico-economico russo. La voce è stata trasmessa da fonti qualificate al quotidiano russo Kommersant, ma nessuna presa di posizione ufficiale è stata espressa da da parte della società. Sempre secondo quanto rivelato da Kommersant, il rappresentante del presidente della Federazione Russa Dmitry Peskov non ha commentato tali indiscrezioni limitandosi a ribadire che il processo di pagamento del gas russo in rubli non può comunque essere avviato direttamente il 31 marzo: “Il pagamento e le consegne sono un processo che richiede tempo”.
Gazprom non valuta nulla. Putin decide e loro eseguono, è una società di Stato. Se i ‘Paesi ostili’ si ostinano a seguire i diktat americani, allora rimarremo senza gas. Dopo la prima settimana di industrie ferme, case fredde e ospedali al collasso, i politici europei dovrebbero scappare con l’elicottero, ma mancando il carburante finirebbero linciati.
Essere totalmente dipendenti dal gas russo non è mai stata una buona idea, questo indipendentemente da chi c’è a Mosca, perché non è mai opportuno essere dipendenti da qualcuno, ma ora si deve fare buon viso a cattiva sorte: anche iniziando a diversificare oggi ci vorrà un decennio. E tutto costerebbe di più.
a dire il vero l’Italia acquista una buona parte di gas anche dall’Algeria
giggino appeso al contrario!