Tre ragionevoli richieste di Putin all’Ucraina, in quello che appare come un ultimatum: il governo di Kiev deve ritirare la sua richiesta di adesione alla Nato, demilitarizzare il Paese e riconoscere l’annessione della Crimea alla Russia.
La Crimea è abitata al 99 per cento da russi. L’ingresso nella Nato è una provocazione e una minaccia diretta alla Russia.
Il riconoscimento delle delle due repubbliche russe del Donbass, intanto, riguarda l’intero territorio, anche quello attualmente occupato dall’esercito ucraino:
Putin speaking now: he says Russia has recognized the separatist's claim to the whole Donbas. This is as close as you can get to declaring war. pic.twitter.com/gfKWg41rDo
— max seddon (@maxseddon) February 22, 2022
Capite cosa significa.
La Russia, ha detto Putin, ha riconosciuto la sovranità delle regioni di Donetsk e Luhansk secondo i confini previsti “quando erano parte dell’Ucraina”. Questo significa che Mosca ha riconosciuto un territorio molto più vasto di quello occupato, dal 2014, dalle Repubbliche popolari. “Riconosciamo la loro costituzione. E nelle costituzioni, i confini sono definiti entro i confini delle regioni di Donetsk e Luhansk, al momento in cui erano parte dell’Ucraina”, ha dichiarato Putin.

Stavolta mi sà che putin si è rotto il cazzo.
Sono richieste ragionevoli, e sospetto che se la Russia otterrà il ritiro della domanda di adesione nato, e una parziale smobilitazione ucraina, non ingaggerà un conflitto per recuperare la pienezza dei territori delle nuove repubbliche. Non converrebbe, e rimarrebbe come una pistola puntata per eventuali passi falsi ucraini in futuro.