Ora stanno puntando tutto sugli afghani. Si sa, ogni crisi deve essere sfruttata per importare carne fresca.
Sullo scandalo Caritas a Bergamo, non è solo questione di soldi. Anche di cose dure:
Nella Bergamo laica e religiosa delle associazioni e delle cooperative che si occupano di immigrazione e business dell’accoglienza, sono punti di riferimento. Sono nomi di rilievo, i loro, finiti nella maxi inchiesta sulla truffa dei centri per i richiedenti asilo.
Per don Claudio Visconti, direttore della Caritas di Bergamo fino all’estate 2018, e per Bruno Goisis, presidente della cooperativa Ruah, la Procura ha chiesto nelle settimane scorse il rinvio a giudizio.
I loro ruoli vanno approfonditi a processo, ritiene il pm Fabrizio Gaverini che aveva ereditato l’inchiesta dal collega Davide Palmieri e, vagliando circa ottanta posizioni, ne ha stralciate oltre una quarantina. Diverse erano marginali, alcune con nomi comunque noti come don Davide Rota del Patronato San Vincenzo, don Massimo Maffioletti, parroco di Longuelo, e don Roberto Trussardi, alla guida della Caritas dopo don Visconti .
È il filone emerso ai carabinieri indagando sulla coop Rinnovamento di Antegnate, altra storia, con padre Antonio Zanotti e due collaboratori che hanno già patteggiato, e con altri indagati per cui si profila la richiesta di rinvio a giudizio. Per Visconti (avvocato Filippo Dinacci) e Goisis (Emilio Gueli) se ne riparla il 19 aprile 2022, con l’udienza preliminare.
Per loro due e altre sei persone la principale ipotesi rimasta è truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche: per Tiziano Bettoni, come vicepresidente della Ruah (Alessandro Pasta); Francesco Bezzi, coordinatore dell’area migranti dell’associazione Diakonia (Mauro Angarano); Luca Bassis, contabile dell’associazione (Andrea Pezzotta); Federica Greca e Chiara Visinini (sempre Angarano) e Settimo Enrico Pietroboni (Stefania Battistelli), operatori dei centri. Sono stati presi soldi che non spettavano, è la sostanza dell’accusa, con i 35 euro giornalieri per migrante ospitato e con le rendicontazioni. Lo straniero lasciava il centro ma alla Prefettura veniva comunicato successivamente, e veniva messa la sua firma sul registro delle presenze che doveva essere giornaliero. Sempre alla Prefettura sono state rendicontate spese non sostenute o comunque non funzionali all’accoglienza. E in un paio di casi, sono stati comunicati nomi di migranti che non avrebbero potuto avere vitto e alloggio perché, lavorando, potevano mantenersi. Questi — nell’imputazione — sono i raggiri utilizzati per ricevere contributi e rimborsi. Solo per i primi cinque imputati si aggiunge una seconda ipotesi di inadempimento di contratti in pubbliche forniture, per non aver rispettato in tutto la convenzione con la Prefettura. Per esempio, il numero di operatori non sarebbe stato proporzionato a quello degli ospiti, e le ore erano inferiori al previsto. A Roncobello l’albergo Alpino non venne disinfestato, e i servizi di scolarizzazione mancavano. Era il 2017-2018, in emergenza sbarchi. Ci si dannò per gestirla? Sfuggì qualcosa senza volerlo o si maneggiarono i soldi pubblici in maniera disinvolta? Nell’emergenza, dalle intercettazioni emerge il piglio di don Visconti: «La Caritas decide quello che vuole», sbottò. E in Prefettura disse di essere un prete, non un «economista»: i rimborsi tardavano e c’erano gli stipendi da pagare.
Ma, come detto, non è solo una questione di soldi.
Scusate, ma sempre a questo qua riesumate di tanto in tanto? Apportiamo nuovi esempi! Possibile che non si riescano a trovare scandali di pretazzi che si fanno inculare dai negri?
Va bene anche il viceversa ovvero preti che inculano negri