Governo riapre mangiatoia accoglienza: pioggia di soldi per i clandestini

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Per l’immigrazione vengono tranquillamente stanziati 545 milioni di euro mentre molti italiani devono ancora ricevere il bonus Covid 19 di 600 euro di marzo ed aprile.

Si ritorna da dove si era partiti coi governi della sinistra. Nessuna discontinuità gestionale quindi nell’amministrare l’immigrazione, i cinque stelle si allineano ad PD e alle sue politiche migratorie smentendo se stessi e i decreti sicurezza votati e sostenuti insieme all’ex ministro dell’interno Matteo Salvini grazie ai quali in pochi mesi era stato messo un forte freno all’immigrazione clandestina e al business dell’accoglienza.

Si ritorna alla protezione umanitaria e al buonismo interessato delle coop che ospitano i depezzatori di bambine italiane con la protezione umanitaria.

Nelle ultime settimane sono stati riaperti i servizi per i richiedenti asilo e sono stati messi a disposizione, proprio questa settimana, 375 milioni di euro e oltre (375.445.844,01 per l’esattezza) per garantire l’accoglienza negli Sprar da gennaio prossimo a dicembre 2023.

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È da rammentare che a luglio scorso era di già stato coperto ampiamente il semestre corrente fino alla fine dell’anno con altrettanti 170 milioni. Insomma soldi a pioggia che verranno erogati proporzionalmente a tutti gli 800 comuni della rete d’accoglienza, rigorosamente come prevede il cosiddetto modello Riace di popolare memoria. Però non è il caso di dimenticare che, come si evince dalle valutazioni del Viminale solo il 40 per cento dei richiedenti asilo possiede i requisiti per ottenere la protezione internazionale, il resto riceve un sonoro diniego.

E spesso come via di fuga entra in clandestinità per poi delinquere.

Il governo giallorosso sta riorganizzando l’accoglienza chiudendo i centri straordinari e speciali per distribuirli in realtà locali più piccole e detenute direttamente dai comuni. Il programma è stato accennato dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese che però ha anche assicurato che se ne parlerà a settembre.

Le cooperative, le onlus e le Ong si stanno già fregando le mani dopo che negli ultimi 2 anni avevano visto ridurre le proprie entrate grazie alla diminuzione del budget imposta da Matteo Salvini con i decreti Sicurezza e dall’altro per la chiusura degli Sprar.

Dopo la prima boccata d’ossigeno alle associazioni benefiche con il rialzo delle basi d’asta voluto dalla Lamorgese che ha incrementato i compensi del 10% ora si è passati anche a voler rivalutare il rientro al prezzo iniziale di 35 euro pro capite e pro die.




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