Chiudono le discoteche ma lasciano fuggire clandestini infetti. Messina, ennesima fuga di massa di 20 #risorseINPS clandestini africani. Cateno De Luca: "Lamorgese portali in Parlamento, non voglio più clandestini: dal 27 agosto inizio a prendervi a calci nel culo!" #RadioSavana pic.twitter.com/5pCVobOutk
— RadioSavana (@RadioSavana) August 18, 2020
A parlare è il Sindaco di Messina, Cateno De Luca che lancia l’allarme e attacca il Ministro dell’Interno ” Cara Ministro Lamorgese, le avevo ribadito che la Caserma Gasparro di Bisconte era un colabrodo e dunque non idonea all’accoglienza. Siamo alla quarta fuga. Ci sono 50 tunisini in giro per la città; adesso basta, occorre chiudere definitivamente. Con queste politiche sbagliate state invadendo il nostro territorio. Le consiglio di continuare sulla linea della solidarietà, ma perché non porta i migranti in Parlamento? Certamente lì saranno al sicuro, così siamo tutti più tranquilli. Va bene l’assistenza ma non a Messina, in questa struttura fatiscente”.
“Come massima autorità locale – conclude il Primo cittadino – sono obbligato a informare la mia comunità. Ribadisco quanto già promesso: il 26 agosto termina il periodo di quarantena dei 20 tunisini che non sono riusciti a fuggire, sempre che non ci provino ancora. Dopodiché Ministro Lamorgese, io comincerò a dare calci nel sedere a chiunque mi impedirà la chiusura il 27 agosto. A Messina non deve esserci più nessun migrante, la caserma Gasparro sarà chiusa. Non voglio più sentire parlare di Hotspot e Cas a Messina. Li porti alla Camera e al Senato perché è giusto che si continui con la solidarietà, ma sicura: sia per i migranti che per la popolazione”.
Quello della fuga dagli hotspot e dai centri di accoglienza dei migranti in quarantena è un copione che si ripete in tutta Italia. In media solo la metà viene rintracciata o si ripresenta autonomamente ma la restante parte, statisticamente, fa perdere le proprie tracce definitivamente. Infetti che diffondono il contagio. Così il governo può ‘rinviare’ le elezioni e chiuderci in casa.
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