“Siamo oramai arrivati a una situazione che non è più sostenibile. È imperativo attivarsi affinché vengano siglati con i governi di Libia e Tunisia accordi per regolare il pattugliamento congiunto nelle loro acque territoriali e le successive attività di sbarco all’interno dei loro confini.

“Non bisogna aver alcuna remora nell’applicare provvedimenti persuasivi anche a carattere economico qualora vengano opposte resistenze. Si tratta di un’emergenza, quella dell’immigrazione clandestina, che attiene anche a una questione di sicurezza nazionale dato che dalla Tunisia arrivano in Italia centinaia di ex ‘foreign fighters’ dell’ISIS.
“Per quanto concerne invece il fronte balcanico, bisogna applicare il regolamento di Dublino e rispedire immediatamente i clandestini in Slovenia e Croazia”.
È quanto dichiara l’ammiraglio Nicola De Felice, aggiungendo come, una volta rimpatriati i clandestini, “spetti all’ONU verificare chi effettivamente scappa dalla guerra (e quindi ha diritto a richiedere asilo politico) e chi invece migra per altre ragioni, riportandoli nei paesi di origine”.
Ma governo e trafficanti puntano invece a portarli tutti in Italia in modo che anche il 99,99 per cento che è clandestino possa rimanere a gonfiare la mangiatoia dell’accoglienza.

ecco il grande quaqquraqqua’, lo diciamo tutti noi qui dentro, ma a differenza di te che cianci e ricianci noi non abbiamo la possibilita’ di fare un blocco navale tu si, quindi o lo fai o stattene zitto!….. cja rotto er cazzo
Un ammiraglio non conta un cazzo se non ha dietro il sostegno della politica. Non è che può andare a fare il blocco navale da solo con la sua unità verrebbe arrestato dal Patronaggio di turno dopo un ora con accusa gravissime.
Diciamo che il fatto che abbia elevato la sua voce forte e chiara è – con questo governo e questa magistratura – un atto di coraggio che probabilmente verrà pagato in termini di avanzamento.
Dici bene da una parte Heronimus, ma bisogna ammettere che tutte queste cautele ci fanno sopportare una vergognosa dittatura da troppo tempo ormai. I nostri avi non indossavano certo “i guanti di seta” per contrastare il nemico e molti sono periti. Quando si combatte una guerra si dev’ essere pronti a perdere qualcosa, in modo che i posteri, o semplicemente la nostra prole, non sia soggetta a turpi vessazioni, presenti e future.