In Pakistan niente mascherine e cibo ai cristiani: “Prima devono convertirsi”

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“Ong e leader musulmani in Pakistan rifiutano aiuti di emergenza contro il Coronavirus ai cristiani e alle altre minoranze religiose, nonostante questi ultimi siano fra quelli più gravemente colpiti dalla pandemia”. La denuncia arriva dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre.

Cecil Shane Chaudhry, Direttore Esecutivo della Commissione Nazionale Giustizia e Pace, organizzazione cattolica per i diritti umani, in un colloquio con Aiuto alla Chiesa che Soffre riferisce di annunci di organizzazioni religiose e moschee rivolti ai cristiani affinché non si presentino per chiedere cibo e altri aiuti di emergenza. Chaudhry racconta in particolare il caso dei cristiani di un villaggio nei pressi di Lahore sulla Raiwind Road, ai quali sono stati negati aiuti alimentari, e quello di 100 famiglie cristiane escluse della distribuzione di cibo nel villaggio di Sandha Kalan, nel Punjab, distretto di Kasur. Chaudhry cita resoconti relativi a staff incaricati di distribuire sul territorio aiuti di emergenza contro la Covid-19, i quali rifiutano di fornire aiuto ai non musulmani poiché le donazioni sono frutto della zakat, l’elemosina rituale prevista dalla sharia, la legge islamica.

Gli unici idioti che aiutano più gli altri che se stessi siamo noi europei. Figli di una tradizione plotiniana dell’universalismo. Che può andare bene in un’epoca e in una situazione senza immigrazione.

Con l’immigrazione è, invece, un suicidio collettivo.

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“E’ una pratica scandalosa e allarmante, che va fermata sul nascere: ci sono alcune persone che stanno sfruttando il blocco dovuto al Covid-19 e la disperazione creatasi in tante persone indigenti, per indurre una conversione religiosa all’islam, operando un ricatto: se vuoi il cibo, diventa musulmano, dicono”: è quanto denuncia, in un colloquio con l’Agenzia Fides, il professor Anjum James Paul, cattolico pakistano, presidente della “Pakistan Minorities Teachers’ Association”.

“Chiediamo a tutti i religiosi musulmani – rileva Paul, docente in un istituto pubblico di secondo grado a Lahore – di evitare questa vergognosa forma di violenza e di proselitismo, per cui si chiede la conversione religiosa in cambio di cibo, che può funzionare con gli emarginati e i più poveri tra i poveri. Apprezziamo tutti coloro che sono a servizio dell’umanità senza tali secondi fini. In questo momento di comune sofferenza è compito di tutti amare, rispettare e servire l’umanità senza discriminazioni o altre motivazioni. Ricordiamo che oggi molti paesi non islamici stanno aiutando il Pakistan”.

In Pakistan è divenuto virale un video in cui un religioso islamico esprime gioia per la conversione all’islam di alcuni non-musulmani che avevano chiesto aiuti alimentari a causa dell’impatto economico dell’emergenza legata al coronavirus. Il religioso esorta apertamente tutti i musulmani impegnati a distribuire aiuti alimentari a richiedere ai beneficiari di abbracciare l’islam, aggiungendo che “noi non dovremmo aiutare i non musulmani”. L’appello ha suscitato sdegno e clamore nella comunità delle minoranze religiose, soprattutto tra cristiani e indù.

Inoltre l’avvocatessa pakistana Sulema Jahangir in un recente articolo sul quotidiano “Dawn” parla della nota pratica delle “conversioni forzate” di ragazze indù e cristiane all’islam, tramite matrimoni forzati con uomini musulmani. E afferma: “La vulnerabilità delle ragazze appartenenti alle minoranze religiose è ulteriormente aumentata con lo scoppio della pandemia globale di Covid-19. Vi sono recenti casi del diniego di cibo e aiuti di emergenza a persone delle comunità indù e cristiane. Il Covid-19 potrebbe offrire un pretesto per ricorrere alla conversione religiosa di giovani donne come mezzo per salvare la loro vita o la loro famiglia in tempo di crisi. Una donna, una volta convertita, non può tornare indietro, poiché l’apostasia implica la condanna a morte”.

La “Commissione per i diritti delle minoranze” e l’Ong “Centro di giustizia sociale” hanno raccolto i dati relativi a 156 casi accertati di conversioni forzate tra il 2013 e il 2019, che in larga parte riguardavano ragazze minori di 12 anni. Per questo l’avvocatessa esorta il Pakistan a “proteggere le donne e le ragazze non musulmane dallo sfruttamento da parte di gruppi potenti e di elementi criminali”. “Quando i fondamentalisti musulmani celebrano la conversione e il matrimonio come una vittoria della fede musulmana sulle altre comunità, si promuove una cultura dell’intolleranza e del fanatismo e il Pakistan diventa un inferno ardente”, conclude.




2 pensieri su “In Pakistan niente mascherine e cibo ai cristiani: “Prima devono convertirsi””

  1. Vaticano conquistato oramai dal papa nero!!
    Si aiutano i facciunkazzo, forzuti e palestrati e si nega aiuto ai cristiani soggiogati da merde di pakistani mussulmanni.
    Iniziano queste immondizie a pagare l’Imu.

  2. Si è vero alcuni anni fa vidi un video girato in Siria, in cui i profughi siriani non erano i musulmani “veraci”, ma quelli che hanno cercato di essere moderati ed i cristiani. Per queste due categorie se stai male non ti fanno nemmeno andare all’ospedale. C’era un padre di una bambina disabile, disperato, perché aveva bisogno di cure ed i miliziani non lo lasciarono andare dentro, perché infedele. Questa è la “bontà” dell’islam.

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