Maglietta nera e pantaloni mimetici, già pronti al combattimento. Alza le braccia. Si agita. Parla concitato, in un cortile sterrato, decine dei suoi che l’ascoltano. Dice che è stato lui a far incendiare la sede della polizia di Sabratha. E fa capire soprattutto una cosa: che è tornato.
Il trentenne Ahmad Dabbashi detto Al Ammu, ovvero «lo Zio», il re dei trafficanti di uomini verso l’Italia, il contrabbandiere del petrolio, l’uomo dei sequestri lampo, il criminale super-ricercato dall’Onu e dalla procura di Tripoli, sembrava sparito nel nulla da quand’era cominciata l’offensiva del generale Haftar su Tripoli.
La Brigata rivoluzionaria di Sebrata e la 48ma Brigata di fanteria (nota anche come Brigata martire Anas al Dabbashi) sono tornate nella città costiera della Libia occidentale grazie alla vittoria delle forze del Governo di accordo nazionale (Gna) di Tripoli contro l’Esercito nazionale libico (Lna) del generale Khalifa Haftar. Secondo il portale d’informazione “Al Marsad”, considerato vicino alle istanze di Haftar, le due brigate sono ritornate con tutto il loro personale per la prima volta dall’ottobre 2017, quando la Sala operazioni anti-Stato islamico, formazione filo-Haftar, li aveva estromessi dopo un’operazione militare. Sotto il comando del generale Omar Abdul-Jalil nel 2017, la Sala operativa anti-Stato islamico aveva lanciato una feroce guerra contro entrambe le brigate accusate di essere coinvolte nella tratta di esseri umani, nel traffico di carburante e di collusione con le organizzazioni terroriste. Ahmed Omar Abdel Hamid al Dabbashi, soprannominato “Al Ammu” o “Lo zio”, era in cima alla lista degli accusati e dei ricercati. Il 13 aprile 2020, Al Ammu è tornato a Sebrata e secondo “Al Marsad” avrebbe ucciso due dei figli del generale Abdul-Jalil nelle loro case, Ahmed (17 anni) e Ashraf (22 anni), come vendetta. Al Ammu è apparso ieri in un video e in una foto diffusa sui social con due militanti della città di Zawiya. Le persone nell’immagine dietro ad Al Ammu sono Mahmoud Bilghaith – un membro della Sala delle operazioni dei rivoluzionari libici guidata da Shabaan Hadiya al Makani – e Ali Mazkour, un altro militante di Zawiya. Un’altra foto diffusa è stata scattata ad al Mutrad dopo aver preso d’assalto il quartier generale e la prigione dell’Intelligence occidentale.
Questi comunisti lobotomizzati si farebbero squartare vivi piuttosto che ammettere la realtà. L’ ideologia é troppo radicata nei loro cervelli ormai in putrefazione.
Uno tempo fa lo hanno seccato con un colpo cal 50 da lunga distanza.Aspettiamo con fiducia quest’altro.