Nell’ultimo romanzo di Michel Houellebecq , “Serotonine”, in uscita in Francia il 4 gennaio, c’è anche la prefigurazione della rivolta dei gilet gialli. Florent-Claude Labrouste, il protagonista – depresso – di “Serotonina” è un ingegnere in crisi che torna alle sue radici in una Francia rurale profondamente colpita dalla globalizzazione e della politiche agrarie dell’Unione Europea. In campagna Labrouste si imbatte in una popolazione rurale risentita e in collera. E proprio da questo mondo contadino “virtualmente morto” nasce la rivolta, con la gente che scende in piazza, blocca le autostrade e mette in atto azioni di rivolta molto simili a quelle dei gilet gialli. Il romanzo, naturalmente, è stato concepito e scritto ben prima dei fatti degli ultimi mesi, anzi prima della stessa elezione di Macron all’Eliseo.Dopo l’islam e gli atteggiamenti filo-islamici dell’intellighenzia criticati in “Sottomissione”, da Euroscettico dichiarato, in “Serotonina” Houellebecq si scaglia contro due bersagli: i politici (gente “che non lotta per gli interessi del popolo ma è pronta a morire pur di salvare il libero mercato”) e le femministe, ritenute responsabili del “declino dell’occidente”.
Un genio.