Propaganda anti-bufale ha ucciso a Rigopiano: “Ancora questa storia della slavina? E’ una bufala” – VIDEO

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Potrebbe essere la funzionaria della Protezione Civile che ha ricevuto la telefonata di aiuto del professore la prima indagata per la strage del Rigopiano. La donna avrebbe detto che si trattava di una bufala.

“Ancora questa storia? Abbiamo verificato, abbiamo sentito l’albergo, la notizia è stata smentita, è una delle tante bufale di questi giorni”. Alle 18.20 di mercoledì 18 è questa la telefonata – scrive il Messaggero – che traccia una linea tra la possibilità di vita e la prospettiva di morte dei 39 presenti nell’Hotel Rigopiano. Il muro di gomma che la sala operativa della Protezione civile della prefettura di Pescara contrappone alla richiesta di aiuto di Quintino Marcella peserà per un’ora e 25 minuti sul timing delle operazioni di soccorso.

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“È agghiacciante, a tragedia avvenuta, riascoltare i pochi minuti di quella telefonata surreale. Marcella esordisce in tono concitato: “Mi ha chiamato un mio amico, è crollato l’Hotel Rigopiano, ha moglie e figli. Ci sono altre persone”. Più che il contenuto è raggelante il tono della risposta: sprezzante, non venato da un’ombra di dubbio. Tanto che sulle prime è la certezza di Marcella a vacillare. “Ma come? Se il mio amico ha detto che l’albergo è crollato deve essere così”. La risposta è tranciante: “Mi dia il numero lo chiamo io”. E qui Marcella fa un’obiezione: “Guardi che lassù non prende bene, cade la linea”. “Allora è uno scherzo”, risponde l’operatrice. “Uno scherzo del genere con il suo telefono?”, prova a farla ragionare il suo interlocutore. “Glielo avranno preso per fare uno scherzo”. Così finisce la telefonata.

La propaganda boldriniana sulle ‘bufale’ uccide. C’è una categoria di persone che definisce ogni emergenza ‘bufala’. E’ comodo, perché deresponsabilizza, permettendo di non agire dinanzi alle catastrofi imminenti. Che queste siano l’invasione camuffata da ‘immigrazione umanitaria’ o disastri naturali.

Intanto continuano le ricerche disperate di possibili superstiti: “Chi lavora in quelle condizioni” all’hotel Rigopiano “lavora come se ci fossero da recuperare persone vive. La speranza c’è sempre, perché quegli eventi possono aver dato luogo a situazioni molto particolari”. Lo ha detto il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, a ‘In mezz’ora’ su RaiTre.

Come 4.000 tir a pieno carico: questa la pressione esercitata dal fronte di distacco della slavina che si è abbattuta sull’hotel Rigopiano, che nella zona di accumulo pesa 120.000 tonnellate: lo rendono noto i Carabinieri forestali del servizio Meteomont. La valanga aveva una massa di circa 50 mila tonnellate di neve e ha raggiunto una velocità di 100 km, sviluppandosi per circa 2 km, grazie a un pendio ripido di 35 gradi. Il fronte sul punto di distacco era di circa 500 metri, con uno spessore della neve di due metri e mezzo. Quindi, spiega Valerio Segor, uno dei massimi esperti sull’arco alpino che ora si trova in Abruzzo per gestire l’emergenza, “la valanga ha esercitato una pressione di 20 tonnellate al metro quadro e, pur essendo una valanga medio-grande, aveva una capacità distruttiva enorme. Basta pensare – sottolinea – che un muro di mattoni può resistere al massimo a una pressione di 0,3 tonnellate e nemmeno il cemento armato può contenere un fenomeno simile”.