Stilata lo scorso 30 dicembre 2016 la graduatoria per l’affidamento della gestione dei richiedenti asilo a Trieste per il bando da 11,5 milioni pubblicato dalla Prefettura per l’intero 2017 per un totale di 900 posti a disposizione.
Il bando comprendeva, oltre all’abitazione e ai pasti (che rispettino le tradizioni culturali e religiose degli ospiti), operatori specializzati nella mediazione linguistico-culturale e percorsi di inserimento lavorativo con tirocini e contratti di apprendistato. Poi c’è il supporto legale e la tutela sanitario-psicologica. Le associazioni dovranno disporre di strutture ad hoc, dunque appartamenti o centri con capienza non superiore ai 70 posti. Ovviamente bisognerà garantire prodotti per l’igiene personale e il vestiario. È previsto il “pocket money” quotidiano fino a un massimo di 7,50 euro; inoltre ogni ospite potrà inoltre beneficiare di una tessera telefonica di 15 euro.
Tornando alla graduatoria, i soggetti offerenti erano solo due, perché si organizzano in modo da spartirsi il malloppo: il raggruppamento temporaneo ICS – Consorzio italiano di Solidarietà – Ufficio Rifugiati ONLUS, Fondazione Diocesana Caritas Trieste ONLUS, Lybra Soc. Coop. sociale ONLUS, Duemilauno Agenzia Sociale Soc. Coop. sociale Impresa sociale ONLUS e La Collina Soc. Coop. sociale ONLUS Impresa sociale; Gruppo Insieme Soc. Coop. Consortile. Il primo raggruppamento ha totalizzato 63,25 punti per l’offerta tecnica, mentre i secondi solo 16,05.
E saranno Ics e Caritas a spartirsi i 11.497.500 (iva esclusa) per i 900 ospiti al giorno per tutto il 2017.
«Credo che sia stata nuovamente riconosciuta la qualità e l’innovazione di quanto realizzato finora a Trieste con il programma di accoglienza diffusa che evita pericolose ghettizzazioni e favorisce l’integrazione sociale aiutando le persone accolte a ricostruire con dignità il proprio percorso di vita in contesti sociali e culturali anche molto diversi da quelli lasciati nel paese di origine – spiega Gianfranco Schiavone, presidente Ics -. La sperimentazione triestina è oggetto di forte interesse a livello nazionale ed internazionale ed è triste vedere come la parte più inadeguata della politica locale non abbia ancora affatto compreso il significato che questa esperienza riveste quale modello (da migliorare passo dopo passo, come tutte le innovazioni) di gestione di ciò che non è un fenomeno transitorio ma un cambiamento strutturale della nostra società. Non rimane che l’auspicio sincero di vedere dei segnali di cambiamento di atteggiamento, nell’interesse di una città che per storia e vocazione è e deve rimanere una città internazionale se non vuole spegnersi».
«Obiettivo prioritario del sistema di accoglienza 2017 è quello di consolidare il modello dell’accoglienza diffusa rafforzando tutti gli interventi che favoriscano l’inclusione sociale, linguistica e culturale dei rifugiati nel tessuto locale e supportando in particolare chi, avendo delle competenze, voglia fermarsi a vivere a Trieste», continua Schiavone.
«Il fatto che la programmazione statale dell’accoglienza sia annuale (a Trieste come altrove), ovvero sia di corto respiro, costituisce ancora purtroppo un serio ostacolo a programmare interventi a medio-lungo termine anche se, nonostante questi limiti – conclude il presidente Ics -, il sistema locale dell’accoglienza è comunque pensato e realizzato guardando al futuro e non alla semplice gestione del presente».
Vogliono una programmazione pluriennale di accoglienza per fancazzisti. Ma quando salterà questo fottuto governo di ladri, salterà anche il vostro osceno business. Don Contin, a Padova, i soldi dell’accoglienza li usa per andare in locali scambisti, voi cosa ci fate?