Motta Montecorvino, Foggia, paese di neanche 800 anime nel Subappennino Dauno che si è ribellato alla possibilità che circa 40 giovani fancazzisti africani trovassero alloggio in una struttura ricettiva locale. E oggi lo si dirà chiaramente, nero su bianco, in un consiglio comunale monotematico in cui, fa sapere il sindaco Domenico Iavagnilio, “metteremo agli atti che il Comune di Motta Montecorvino non accoglie migranti”.
La Prefettura di Foggia, che gestisce la colonizzazione, tramite la cooperative Il Melograno, decide di destinare una parte degli ospiti a Motta, presso l’Hotel La Bicocca. Si tratta dell’unica struttura alberghiera presente in paese, dislocata su due piani.
A differenza dei fatti di Gorino, dove il prefetto decide di procedere con requisizione, qui si procede con una richiesta informale all’albergatore attraverso la cooperativa: “Abbiamo detto subito si” dichiara Gianni Di Iorio, figlio del proprietario ma, di fatto, colui che si occupa della gestione dell’hotel. “Ci sembrava di operare per una buona causa e di dare una mano a questa povera gente che arriva nel nostro Paese sfidando anche la morte. Per di più, avremmo offerto occupazione”. Si, certo, ad altri immigrati.
“Qui la disoccupazione è a livelli altissimi Motta sta morendo, ogni anno emigrano un sacco di giovani – continua Di Iorio – perché rifiutarci?”. Perché la soluzione non è invitare 40 africani a casa tua, genio.
E il genio ha dovuto scontrarsi con il sentimento diffuso della comunità e fare un passo indietro, revocando la disponibilità dell’hotel.
Motta ha risposto in massa all’appello del sindaco che ha convocato un incontro urgente al quale ha preso parte anche il viceprefetto, Daniela Aponte. “È impensabile assumere decisioni di questo tenore senza informare le comunità e i suoi rappresentanti”.