“Mosca ha compreso meglio di Washington quello che sta accadendo in Siria, pertanto ha più volte messo in guardia contro le conseguenze dell’ingerenza”, dice il professor Stephen Cohen dell’Università di Princeton.
La rimozione del presidente Assad, sulla quale insistono gli Stati Uniti, metterebbe Damasco nelle mani dei combattenti islamici di ISIS, denuncia lo storico, politologo e professore dell’Università di Princeton.
“Mosca ritiene — e credo che su questo abbia ragione — che se gli USA riescono a rovesciare Bashar Assad, lo ‘Stato Islamico’ entrerà a Damasco”, — ha detto Cohen in un’intervista.
L’ingerenza degli Stati Uniti negli affari di Stati mediorientali tutte le volte ha avuto come sua conseguenza la nascita di Stati inconsistenti, guerre civili e il dilagare dell’estremismo, ma a pagare questi errori sono soltanto gli abitanti di questi paesi, ha rilevato Cohen.
E l’Europa, aggiungiamo noi. L’Italia soprattutto.
“Adesso vediamo che l’Europa è stata sconvolta dalla crisi dei profughi”, — ha anche detto Cohen.
Sin dall’inizio della primavera araba, tutte le volte che gli USA cominciavano un’operazione di “cambio di governo”, Mosca avvertiva che il risultato sarebbe stato un qualcosa di peggio.
“Mosca attirava attenzione su quello che è successo dopo la guerra americana in Iraq e anche su quello che è successo in Libia dopo che gli USA hanno sostenuto il rovescio di Gheddafi”, — ha detto Stephen Cohen.
L’approccio di Mosca è radicalmene diverso dalla posizione americana. Secondo il politologo, questa differenza è dovuta non solo ai timori geopolitici, ma anche all’esperienza storica della Russia che “è sempre stata uno Stato multietnico”, mentre gli USA, tradizionalmente, sono visti come un “crogiolo di fusione”.
Questo è interessante. Il concetto Yankee, visto per la prima volta all’opera contro i ribelli del Sud, ‘pretende’ – perché è una visione religiosa prestata alla politica – l’adeguamento di tutti ad una sola visione del mondo, la propria. Non protegge le differenze, le vuole assimilare. Mentre è vero, come dice Cohen, che la Russia ha un modello nel quale le vari etnie convivono nelle differenze.
Entrambi questi modelli hanno punti deboli. Entrambi richiedono, alla fine, l’uso della violenza per mantenere unito ciò che naturalmente non lo potrebbe essere. Ma, almeno, il modello russo permette ai popoli di sopravvivere come tali.
Se siete appassionati di Star Trek, l’Impero Usa è i Borg.
Quindi, la tesi di Stephen Cohen, secondo la quale la Russia può capire meglio la Siria e il Medio Oriente, mentre Washington, a differenza di Mosca, non è in grado di prevedere le conseguenze della sua politica mediorientale, è molto intelligente. E’ un fatto storico.
