Ormai siamo agli scontri etnici. Presto la Jugoslavia sarà per le strade delle nostre città. L’ultimo episodio è accaduto un paio di giorni fa a Roma, in via Giovanni Tamassia, a Boccea, nello stesso quartiere dove un auto di zingari ospiti del Comune aveva uccisa una donna.
A scatenare le violenze etniche, l’aggressione da parte di un tunisino ai danni del gestore di un locale: a scontrarsi un gruppo di italiani e uno di nordafricani.
Lo straniero, dopo gli insulti, ha gettato a terra lo scooter del gestore, da lì è nata la giusta caccia al tunisino per il quartiere. Subito, gruppi di nordafricani si sono schierati con il delinquente: il risultato è stata la guerriglia etnica in tutto il quartiere. Non prima del pestaggio ai danni del tunisino ‘maleducato’.
«Hanno preso bottiglie di birra dai cassonetti, le hanno rotte per usarle come armi» racconta un residente nel quartiere.
Quattro volanti della polizia per tutta la notte hanno cercato le persone coinvolte. Ma quando c’è da bloccare lo spaccio non arrivano. Il Prefetto è impegnato in altre cose: sparpagliare feccia per Roma.
«Sentivamo grida, il rumore di bottiglie di vetro infranto, sembrava l’inferno» raccontano i residenti. Il giovane è stato portato da un’autoambulanza del 118 all’ospedale San Carlo di Nancy. In un primo momento ha rifiutato di farsi medicare, poi, stremato per i traumi riportati, è tornato all’ospedale. Curato a spese nostre.
I feriti nella guerriglia etnica sarebbero molti di più, sia tra gli italiani che tra gli stranieri. Ma sono tutti fuggiti prima dell’arrivo delle volanti.
«Sulla piazza – raccontavano ieri degli anziani davanti alla fermata della metro Cornelia – la notte è sempre pieno di ubriachi, dopo quello che è successo alla povera donna vorremmo solo un po’ di tranquillità».
C’è una tranquillità che può arrivare solo dopo la guerra. E dopo una bella pulizia. L’aggettivo a pulizia mettetelo voi.