La sua è una di quelle storie che dimostrano come sui barconi non salgano i disperati, ma i quasi ricchi in cerca di soldi a casa nostra. È il 2007 quando Tachi Donsah parte da Accra, arriva a Tripoli e da lì a Lampedusa. Clandestino. Pagando migliaia di dollari. Il figlio Godfred intanto continua ad andare a scuola ad Accra, perché non erano disperati, i Donsah.
Il clandestino poi diventa poi regolare, perché la legge in Italia non si fa rispettare, e chi arriva su un barcone finisce poi per prendersi il lavoro di qualche italiano. Dopo un po’ fa anche arrivare il figlio, Donsah, a giocare a calcio nel Como, poi una breve parentesi a Palermo (rimandato in Ghana allo scadere del permesso di soggiorno), il Verona (Primavera e poi il debutto in prima squadra), quest’anno ha giocato con il Cagliari.
Sono i famosi lavori che gli italiani non vogliono fare. Barconi e calcio. E li chiamano disperati.