Crollano i consumi a maggio, deve essere un effetto degli ’80euro’, che calano dello 0,7% rispetto ad aprile e dello 0,5% sul 2013. Numeri enormi per un comparto nel quale anche i decimali hanno un impatto molto forte.
Lo rileva l’Istat. A maggio diminuiscono in particolare le vendite di prodotti alimentari (-1,2% su aprile).
La flessione congiunturale è minore per i non alimentari (-0,3%). Rispetto a maggio 2013, invece, il calo per alimentari è dello 0,5% e dello 0,6% per il resto. T
Le flessioni maggiori colpiscono informatica, telecomunicazioni, telefonia (-3,8%) e Cartoleria, libri, giornali e riviste (-3,1%).
La grande distribuzione nel suo complesso vede vendite al dettaglio invariate rispetto al 2013, mentre soffrono i negozi di piccole superfici (-1,1%). Prosegue l’accumulo di ricchezza dal basso verso l’alto.
Due italiani su tre (67 per cento) hanno tagliato la spesa in qualità e quantità, con tre milioni di famiglie costrette a fare acquisti negli hard discount, in aumento del 48 per cento rispetto all’inizio della crisi. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti a commento dei dati Istat sul commercio al dettaglio a maggio dai quali emerge un calo generalizzato (-0,5 per cento) che riguarda tutte le forme di distribuzione alimentare tranne i discount, in crescita del 2,4 per cento.
Nel dettaglio, i piccoli negozi perdono l’1,2 per cento nel confronto con l’anno passato ma, spiega la Coldiretti, calano anche ipermercati (-1,1 per cento) e supermercati (-0,9 per cento). Le difficoltà economiche hanno dunque costretto molti italiani a preferire l’acquisto di alimenti piu’ economici ma si tratta di prodotti che rischiano di avere un impatto sulla salute. E una quota rilevante di cittadini, ben otto su dieci – continua la Coldiretti – ha addirittura scelto di mangiare il cibo scaduto, con una percentuale che è aumentata a maggio del 18 per cento dall’inizio del 2014 secondo il rapporto 2014 di Waste watcher knowledge for Expo.
A preoccupare – continua la Coldiretti è anche il calo che si è verificato nei consumi di alimenti importanti come la frutta e verdura che sono crollati al minimo da inizio secolo
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