Per capire quello che sta succedendo oggi bisogna fare un salto nel 2007. Quando Mps, la più antica banca italiana, compra da Santander Antoneventa a un prezzo di gran lunga superiore (10 miliardi di euro) rispetto a quello che era stato pagato (6,5 miliardi di euro) dal gruppo spagnolo solo tre mesi prima . Se è vero che Mps diventa la terza banca del Paese con oltre tre mila sportelli, è altrettanto vero che dall’acquisizione a prezzi stratosferici cominciano molti guai per l’istituto di credito senese. Sull’operazione la Procura apre un’inchiesta per capire se fu accompagnata da un giro di tangenti a politici e intermediari. Così la banca del Pd, diventa una sorvegliata speciale sia da parte dei mercati che della magistratura. I risultati di bilancio sono pessimi e peggiorano con il passare degli anni. Mps si lancia quindi in operazioni finanziarie – caso strano concepite e orchestrate da Goldman Sachs – che si trasformano in un boomerang per i propri conti, presiti, derivati, e chiede un aumento di capitale ai propri soci nel tentativo di chiudere il buco.
Lo scorso dicembre il governo italiano eroga circa 4 miliardi di euro di aiuti di Stato alla banca senese. Senza chiedere nulla in cambio. E come è stato finanziato il prestito del governo Monti alla banca del Pd? Con la tassa sulla prima casa. Sì, perché l’ Imu sulla prima casa che i proprietari di immobili hanno dovuto versare entro lo scorso dicembre, ammonta proprio a 4 miliardi di euro.
Accusa Di Pietro: “La vicenda che ha coinvolto il dimissionario presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, è gravissima. Ma è ancor più grave che il governo Monti abbia finanziato le casse del Monte dei Paschi di Siena con un prestito da 3,9 miliardi di euro, cifra equivalente all’Imu sulla prima casa, l’imposta con cui questo esecutivo ha tartassato gli italiani”. “Si tratta di soldi pubblici, presi dalle casse dello Stato e dalle tasche dei cittadini, e versati a Mps da questo governo di banchieri”, aggiunge Di Pietro, “Tutta quest’operazione rappresenta l’ennesimo schiaffo alle famiglie italiane salassate da Monti con le politiche del rigore. Politiche che hanno fatto pagare il costo della crisi ai lavoratori, ai giovani, ai pensionati, ai più onesti, alle piccole e medie imprese e agli artigiani che, in questo momento, sono presi per il collo dal sistema bancario. Ci auguriamo che la magistratura faccia al più presto luce su questa torbida vicenda”.
E indovinate quale banca ha finanziato la compravendita – giudicata “anomala” dagli esperti per il valore dichiarato – della casetta piccolina ai Parioli del ministro tecnico Grilli? Si, proprio MPS. Uno scambio di favori, insomma. Si perché Grilli non è un ministro qualunque, ma dell’Economia-Tesoro, e quindi direttamente responsabile dell’erogazione dei Monti Bond a MPS.
Monti è andato al governo per salvare le banche tedesche e francesi dall’impatto del default greco e spagnolo, e oggi, sappiamo, anche per salvare la banca del Pd.