L’Homo Naledi, gli africani e gli incroci arcaici

Vox
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“La scoperta dell’Homo Naledi e’ solo un grezzo tentativo di legare le origini delle persone di colore ai babbuini”.

E’ la reazione di Mathole Motshekga, politologo e accademico sudafricano, all’indomani di quella che e’ stata accolta come una delle piu’ grandi scoperte antropologiche degli ultimi anni: l’Homo Naledi.

Secondo Mathole Motshekga, la scoperta è invece “insignificante” e si tratta “solo di un babbuino”.

Ieri la scoperta delle ossa fossilizzate di un possibile antenato dell’uomo, finora sconosciuto, era stata annunciata dall’Universita’ di Witwatersrand di Johannesburg.

Il ritrovamento e’ avvenuto in una grotta a 50 chilometri da Johannesburg e l’ominide e’ stato denominato ‘Homo Naledi’, perche’ la grotta della scoperta si chiama ‘stella nascente’ e ‘naledi’ significa proprio ‘stella’ nella lingua Sesotho, usata da alcune tribu’ sudafricane.
La presenza di ‘tante specie Homo’ differenti nello stesso continente, non sono una novità.
Tanto che oggi, in realtà, non dovremmo più, riferirci all’Uomo, ma parlare di “primi uomini”, al plurale.
Le moderne ricerche genetiche e antropologiche, nonché le nuove scoperte di antichi resti scheletrici, hanno ormai posto fuori dalla realtà scientifica l’ex dogma che anni fa, dominava la comprensione sull’alba della nostra specie: stiamo parlando dell’Out of Africa.
Questa teoria esemplificava la genesi della specie umana, in modo semplice e lineare: troppo semplice e troppo lineare. In sostanza, l’intera popolazione odierna sarebbe stata l’erede di un piccolo gruppo di Sapiens originatisi in Africa circa 60-70mila anni fa, per poi sparpagliarsi in tutto il pianeta e differenziandosi negli odierni gruppi razziali ed etnici, per evoluzione genetica sotto pressione di differenti ambienti.

Questa spiegazione, non riusciva però a spiegare fino in fondo, le grandi differenze fisiche esistenti, nell’ambito della specie umana attuale, tra le differenti popolazioni. Bastavano circa 60mila anni di evoluzione separata a spiegare le meravigliose differenze che rendono la nostra specie così affascinante?
La risposta, ci viene, da studi e ritrovamenti recenti che, mettono in evidenza una realtà più complessa: innanzitutto, una separazione più netta, tra Africani e resto delle popolazioni umane. Infatti, la distanza genetica tra Africani e resto della popolazione mondiale è molto più ampia di quella degli altri gruppi razziali tra loro.

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NON PIU’ OUT-OF-AFRICA

L’origine della specie umana non può più essere posta in Africa, e uno dei motivi, il più semplice da spiegare di questi motivi, è il ritrovamento di resti umani moderni, nella zona dell’Asia tra il Levante e la penisola arabica, risalenti a circa 100mila anni fa, quindi precedenti la supposta origine dei Sapiens africani. Questa scoperta può essere spiegata in due soli modi:

  • Totale scomparsa degli eredi dell’uomo moderno i cui resti sono stati ritrovati nel continente euroasiatico e precedenti il supposto Out-of-Africa.
  • Origine dell’Homo Sapiens nel continente euroasiatico.

Le più ampie differenze genetiche e cognitive tra popolazioni africane ed euroasiatiche (Europei, Asiatici, Amerindi..), fanno propendere per la seconda ipotesi.
Rimaneva da stabilire cosa, negli Africani attuali, avesse causato questa più ampia differenziazione rispetto al resto della specie umana: se infatti l’origine dell’Homo Sapiens fosse l’Eurasia, gli Africani attuali dovrebbero essere a noi più simili, di quanto in realtà siano.
A meno che…i Sapiens che migrarono in Africa, non vi abbiano trovato una popolazione umana arcaica (un ominide), quindi di una specie diversa dal Sapiens, con la quale si fusero dando origine alle popolazioni odierne del continente nero.
Ed è proprio questa, la conclusione alla quale sono giunti i ricercatori della Harvard University:

A long-debated question concerns the fate of archaic forms of the genus Homo: did they go extinct without interbreeding with anatomically modern humans, or are their genes present in contemporary populations? Here we use DNA sequence data gathered from 61 noncoding autosomal regions in a sample of three sub-Saharan African populations (Mandenka, Biaka, and San) to test models of African archaic admixture. We use two complementary approximate-likelihood approaches and a model of human evolution that involves recent population structure, with and without gene flow from an archaic population. Extensive simulation results reject the null model of no admixture and allow us to infer that contemporary African populations contain a small proportion of genetic material (?2%) that introgressed ?35 kya from an archaic population that split from the ancestors of anatomically modern humans ?700 kya. Three candidate regions showing deep haplotype divergence, unusual patterns of linkage disequilibrium, and small basal clade size are identified and the distributions of introgressive haplotypes surveyed in a sample of populations from across sub-Saharan Africa. One candidate locus with an unusual segment of DNA that extends for >31 kb on chromosome 4 seems to have introgressed into modern Africans from a now-extinct taxon that may have lived in central Africa. Taken together our results suggest that polymorphisms present in extant populations introgressed via relatively recent interbreeding with hominin forms that diverged from the ancestors of modern humans in the Lower-Middle Pleistocene. http://www.pnas.org/content/108/37/15123 http://blogs.discovermagazine.com/gnxp/2011/09/africans-arent-pure-humans-either/

In sostanza, le popolazioni moderne dell’Africa sono il “frutto” della fusione avvenuta circa 40mila anni fa, tra un gruppo di Homo Sapiens, ovvero la nostra specie, e un ominide arcaico uscito dalla nostra linea evolutiva 700mila anni prima (per fare un raffronto, la divergenza evolutiva Homo Sapiens-Scimpanzé è avvenuta circa 5milioni di anni fa). La componente di ominide arcaico negli Africani di oggi, sarebbe all’incirca del 2%, con picchi più alti nelle zone dell’Africa centrale.
La conoscenza ci renderà liberi.

UNA SEMPLIFICAZIONE GRAFICA