Pakistani: richiedenti asilo da 10 anni in Italia

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Un cittadino pachistano attraversa il confine in Austria, è identificato a Treviso nel maggio 2007. Ad agosto e ottobre del 2007 è fermato e identificato dai Carabinieri di Senigallia e dalla Questura di Pesaro, mentre a maggio 2008 dalla Questura di Ancona. A novembre 2008 richiede asilo politico alla Questura di Pesaro. A giugno 2012 e aprile 2018 è identificato dalle Questure di Ancona e di Pesaro. Infine. A maggio 2018 inoltra una nuova richiesta di protezione internazionale.

Un altro cittadino pachistano a dicembre 2014 richiede protezione internazionale in Olanda. La stessa richiesta la inoltra sempre in Olanda nel febbraio 2016, nel settembre 2017 in Germania, nel febbraio 2018 in Austria, a giugno 2018 presso la Questura di Pesaro.

Questi sono solo due esempi ricorrenti di un fenomeno che molti non conoscono e che l’Europa e l’Italia stanno sicuramente sottovalutando.

Ci sono centinaia di migliaia di pachistani – scrive Marco Lanzi, del sindacato di Polizia – che non sfuggono da nessuna guerra ma grazie alla mancanza di accordi con il paese d’origine e alle norme sul diritto d’asilo esistenti sono liberi di attraversare in lungo e in largo l’Europa usufruendo dei vari sussidi pubblici. La maggioranza di questi presunti profughi non ha diritto allo status. Da noi arrivano pachistani, tutti di sesso maschile, quasi tutti giovani, che hanno già invano richiesto asilo politico in altri 3 o 4 paesi europei.

Nessuno parla dei dati relativi all’ondata migratoria dei profughi, quasi tutti economici, che entrano nel nostro Paese dai confini soprattutto nord orientali. Già nel corso del nostro ultimo Congresso avevamo lanciato evidenziato tale situazione.

Il fatto è che, oramai, nella provincia di Pesaro il fenomeno sta assumendo dimensioni allarmanti e preoccupanti.

Sui social si moltiplicano le foto scattate da cittadini che ritraggono pachistani che dormono per strada a fianco del Teatro Rossini o di fronte alle abitazioni nei pressi dell’Ufficio Immigrazione.

Questo massiccio arrivo di profughi pachistani comporta tutta una serie di problematiche.

Innanzitutto di ordine sanitario. Ad alcuni di loro è stata diagnosticata la scabbia e, il Questore, in accordo con il Prefetto, ha disposto che prima di essere portati nei nostri Uffici siano preventivamente sottoposti ad accurate visite mediche presso le strutture sanitarie locali. Speriamo che questa procedura sia sempre rispettata senza eccezione alcuna: non azzera totalmente il rischio contagio poiché queste persone prima di giungere presso i nostri Uffici possono entrare in contatto con chiunque, ma costituisce una forte tutela di carattere sanitario a favore sia dei cittadini che degli operatori di polizia.

Vi sono problematiche di ordine e sicurezza pubblica: lo scorso marzo sei cittadini pachistani richiedenti asilo sono stati arrestati a Pesaro per spaccio di droga ( eroina). Questo dimostra che in molti casi siamo ben lontani da qualsiasi integrazione e che, anzi, l’accoglimento di queste persone comporta talvolta forti rischi per la sicurezza dei nostri giovani e della nostra comunità.

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C’è un evidente problema di risorse: oltre all’impegno richiesto ai medici e alle strutture sanitarie locali è inaccettabile che un gran numero di poliziotti della Questura di Pesaro siano quasi esclusivamente preposti all’accoglienza e al trattamento delle pratiche di questi cittadini pachistani, quasi tutti provenienti da altre nazioni del centro e nord Europa, ove hanno già inoltrato richiesta di asilo. I colleghi dell’Ufficio Immigrazione sono sottoposti a carichi di lavoro eccezionali che rischiano di comprometterne l’operatività in quanto questo fenomeno è in crescita esponenziale. Uno dei primi evidenti risultati è il ritardo subito nella trattazione delle pratiche relative ai permessi di soggiorno di tanti stranieri regolari o richiedenti asilo provenienti da paesi in guerra.

Inoltre, nessuno dei paesi ove questi cittadini hanno inoltrato in origine la domanda di asilo accetta di riprenderli come previsto dalle attuali normative comunitarie.

In pratica, a Pesaro non stiamo accogliendo profughi che sbarcano sulle nostre coste fuggendo da guerre e torture, ma quasi solo pachistani provenienti da altri paesi europei, ognuno dotato del proprio cellulare. In altre Questure accettano le loro domande solo se dimostrano che qualcuno li accoglie e non sono posti a carico delle strutture che hanno vinto i bandi indetti dalle Prefetture. Chiaramente, in queste città i numeri sono di gran lunga inferiori ai nostri.

Lo scorso febbraio abbiamo letto che la Prefettura di Pesaro ha recentemente aperto un nuovo bando di gara per l’accoglienza dei richiedenti asilo nella Provincia di Pesaro e Urbino da aprile a dicembre, alzando il numero di posti di 230 unità e portandolo a 1450. Quali sono i motivi alla base di questa decisione tenendo conto che gli sbarchi sono crollati dell’80% ? Direttive ministeriali? Se gli sbarchi dei profughi sono in netta diminuzione perché non riduciamo in proporzione i bandi relativi al loro accoglimento?

Di fatto, gli unici che stanno approfittando di tale situazione sono proprio i pachistani, una comunità ben organizzata, che tramite il passa parola e il possibile supporto di qualche organizzazione, quasi ogni mattina alle 8 si danno appuntamento, a gruppi di 8/10 persone, davanti all’Ufficio Immigrazione per richiedere asilo politico e godere di tutti i benefici che tale istanza implica. Per un anno avranno diritto a soggiornare nel nostro territorio, senza possibilità di lavorare (in quanto “dublinanti” la normativa lo vieta), con la possibilità, per ora sempre concessa, di richiedere altre due proroghe di sei mesi ciascuna.

Facciamo fatica a mettere in strada una sola Volante per Pesaro e i Commissariati di Fano e Urbino non riescono a garantire un adeguato controllo del territorio. Non possiamo permetterci di impegnare cosi tante risorse del nostro territorio per accogliere profughi economici e “dublinanti”.

Ci appelliamo al Prefetto affinché in qualche modo, anche evidenziando tale situazione presso i competenti organi centrali, riveda e disciplini le quote di profughi da accogliere nel nostro territorio.

Al Ministro dell’Interno chiediamo di fare tutto il possibile per modificare le leggi nazionali e sovranazionali esistenti che consentono il verificarsi e il persistere di situazioni del genere.

Situazioni che in definitiva non fanno altro che penalizzare concretamente tutti coloro, uomini, donne e bambini, provenienti da Paesi distrutti dalle guerre e colpiti da devastanti carestie, percepiti dall’opinione pubblica come un nemico ed un invasore da tenere lontano. Tutti coloro che sono stati assegnati al nostro territorio dopo aver raggiunto le nostre coste li abbiamo accolti e assistiti nel modo migliore possibile, con forte senso di solidarietà e umanità, ed è quello che continueremo a fare quando ci sarà la necessità.

Altresì, non possiamo garantire una totale assistenza a tutti gli stranieri che da anni, dopo aver lasciato il paese d’origine, girano l’Europa ricercando semplicemente condizioni di vita migliore o sussidi economici e che, in alcuni casi, finiscono con il diventare degli spacciatori o dei delinquenti.