GB delocalizza i clandestini in Africa: c’è una città africana vuota dove mandare anche i nostri 500mila clandestini

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La Gb ha raggiungo un accordo per inviare i ‘propri’ clandestini in Ruanda:

Gb: tutti i clandestini saranno trasferiti in Ruanda, decine di migliaia

L’Italia dovrebbe fare lo stesso. Non dobbiamo delocalizzare le imprese, dobbiamo delocalizzare i clandestini.

Quasi tutti i ‘richiedenti asilo’ sono clandestini. E chiedono asilo solo perché una volta sbarcati, tanto, non verranno espulsi. Ed usciti dai centri sono liberi. Ma se i centri da dove escono fossero in Africa, cadrebbe la motivazione ad imbarcarsi.

Gli africani continuano ad imbarcarsi per l’Europa, pagando migliaia di euro, ma intanto, in Africa ci sono intere città che continuano ad essere disabitate. ‘Case sfitte’ le definirebbero i sindaci del Pd.

In Angola, alla periferia di Luanda, esiste un’intera megalopoli, Nova Cidade de Kilamba: vuota. Lo scrivemmo nel 2015, nel 2018 continua a non avere abitanti, mentre le nostre periferie e le nostre strade si riempiono di africani accampati. Un controsenso.

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Nova Cidade è il frutto di un accordo tra il governo di Pechino e quello angolano ed è stata realizzata dalla società cinese statale Citic in cambio delle concessioni petrolifere angolane alla Cina.

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Rappresenta un investimento di 3,5 miliardi di dollari, spesi dal China International Trust and Investment Corporation. La notizia ha colpito la stampa internazionale perché la città è rimasta deserta per anni e solo ultimamente il governo dell’Angola è riuscito a pianificare degli incentivi economici per rendere conveniente affittare uno degli oltre 100.000 appartamenti presenti in città.

Composta da circa 750 edifici di otto piani, una dozzina di scuole e un centinaio di negozi, dovrebbe accogliere 500 mila persone – ma per adesso non ci abita quasi nessuno.

Perché il governo italiano non fa un accordo con quello angolano in modo da risolvere il nostro problema – troppi africani – e il loro problema – una città vuota?

Potremmo anche dare al governo angolano un incentivo all’accoglienza: 10 euro al giorno per ogni clandestino che si prendono. Noi risparmieremmo 25 euro al giorno, qualche migliaio di stupri e qualche ragazzina in meno fatta a pezzi. Loro avrebbero soldi da investire per i loro poveri.

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Oppure, se il governo angolano preferisce, si potrebbe comprare l’intera città disabitata: gli italiani sarebbero pronti ad una colletta. E i 3,5 miliardi spesi per costruirla sono meno dei 5 che l’Italia spende ogni anno in accoglienza. Comprarla e piazzarci i nostri ‘ospiti’ sarebbe un investimento a lungo termine.

Si potrebbe iniziare col piazzarci i 170mila che attualmente attendono una risposta alla richiesta di asilo e che, sappiamo nel 94% sarà negativa. Potrebbero attendere in Angola invece che in Italia: sarebbe un potente disincentivo ad imbarcarsi per l’Italia.

Vi sembra un’idea più folle di quella che attualmente ci vede ospitare 170mila finti profughi in hotel? Davvero?

Israele ha fatto lo stesso, su scala inferiore, con l’Uganda. E non sono nazisti.

Il problema di fondo è che, questi clandestini, non fuggono per trovare un posto dove abitare, cercano qualcuno che li mantenga. E questo accade solo in Europa.




6 pensieri su “GB delocalizza i clandestini in Africa: c’è una città africana vuota dove mandare anche i nostri 500mila clandestini”

  1. Sapete la cosa buffa, e tragica allo stesso tempo? Che “se ce lo chiederà l’europa”, allora sì, si potrà fare, perché, come disse bene Bersani, alcune cose ‘non si possono fare’, secondo Loro, i progressistoidi, ovviamente, le cose che non si possono fare, a loro giudizio, sono sempre quelle che gli vengono più scomode anche solo pensarle.
    Ma è così, “come Italia”, per citare la demenziale frasette che non significa una cippa, spesso ripetuta da Di Maio, allo stato attuale, non possiamo farlo. Non siamo pronti né come governo (figuriamoci), ma nemmeno come opinione pubblica e varo lercio associazionismo, media, cultura, economia, tutti sparerebbero a zero verso questa semplicissima ed umana soluzione.
    Certo, però, se “ce lo chiedesse l’europa”, le cose cambierebbero.
    Del resto, è palese ormai da decenni che “come Italia” (perdonatemi se imito uno che non sa parlare in lingua italiana mettendo un soggetto e predicato corretti), ci siamo completamente deresponsabilizzati, cos’altro è, altrimenti, la cessione di sovranità, se non proprio questo? Far sì che siano altri, a decidere per sé, togliendo le castagne dal fuoco da decisioni difficili, impopolari, per cui serve un’immane ferrea determinazione.
    Ed il mio pensiero va anche a tutti quei dittatori del passato che pur sapevano di perdere, e sapevano che ci avrebbero rimesso la vita ed il nome per i secoli a venire, eppure hanno continuato a fare ciò che ritenevano giusto, che lo fosse, o meno. I politici italioti odierni, al massimo cambiano qualche percentuale di irpef.

    1. Che fai? Che pensi? A che stai pigra e lenta?
      Sorgi! Non dormir più! Svégliate ormai!
      Odi i pianti, i lamenti! Ascolta i guai,
      Italia oziosa, vechia e sonnolenta!

      Como sei nel tuo mal sì poco attenta?
      Sei sorda o muta? Opur stima non fai?
      Volgite, cieca, indietro e vederai
      toe gente perse e la tua forza spenta.

      Un Pirro, un Brenno, un Serse, uno Anniballe,
      un Mitridate, un gallico furore,
      un strepito de’ Gotti in te s’è mosso.

      Parme de udir il sòn per ogni valle,
      la terra d’arme, il ciel pien di rumore,
      de morti i campi e il mar di sangue rosso.

      Antonio Tebaldi, Rime

      Dal pigro e grave sonno, ove sepolta
      sei già tanti anni, omai sorgi e respira;
      e disdegnosa le tue piaghe mira,
      Italia mia, non men serva che stolta.
      La bella libertà, ch’altri t’ha tolta
      per tuo non sano oprar, cerca e sospira;
      e i passi erranti al cammin dritto gira
      da quel torto sentier, dove sei volta.
      Che se risguardi le memorie antiche,
      vedrai che quei che i tuoi trionfi ornaro,
      t’han posto il giogo e di catene avvinta.
      L’empie tue voglie a te stessa nemiche,
      con gloria d’altri e con tuo duolo amaro,
      misera, t’hanno a sì vil fine spinta.

      Giovanni Guidiccioni
      https://www.treccani.it/magazine/strumenti/una_poesia_al_giorno/06_06_Guidiccioni_Giovanni.html#:~:text=L'empie%20tue%20voglie%20a,a%20s%C3%AC%20vil%20fine%20spinta.&text=Dal%20sonno%20pigro%20e%20pesante,non%20meno%20serva%20che%20stolta.

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