Il governo è ricattato dalla magistratura che, di fatto, impedisce agli eletti dal popolo di chiudere le frontiere attraverso la minaccia dei processi.

Da quando Salvini è sotto processo sono sbarcati quasi quattrocentomila clandestini. Li dobbiamo tutti alla procura di Palermo e a quei parlamentari che votarono l’autorizzazione a procedere, di fatto esautorando il Parlamento del suo diritto primario e i cittadini della sovranità espressa attraverso il governo che si eleggono.

A Palermo si processa la democrazia. E’ un processo politico nel quale un burocrate non eletto vuole intromettersi nel processo democratico e imporre la propria minoritaria visione ai milioni di italiani che ne hanno una opposta: una minoranza iperattiva che vuole imporre alla maggioranza la propria idea – folle – di immigrazione e confini attraverso l’uso spregiudicato ed eversivo dei tribunali.

Non è Salvini a dovere essere processato: ma chi vuole processarlo. Il Parlamento deve intervenire ricordando al potere giudiziario chi è il rappresentante del popolo e che la sovranità appartiene al popolo, non ad un branco di burocrati nominati dal Pd.

Pensare che il diritto di un clandestino a sbarcare in Italia prevalga sulla sicurezza dei cittadini – che tra l’altro pagano il lauto e immeritato stipendio del magistrato in questione e dei suoi colleghi – è abominio. Come dire che il diritto di un ladro ad entrare in casa vostra prevale sul vostro diritto a difendere casa vostra.