Ci stanno sostituendo:
Sostituzione etnica: italiani muoiono sostituiti da immigrati
E questa sostituzione non ha neanche la scusa delle motivazioni economiche di cui tanto cianciano. La metà degli immigrati che vive in Italia non lavora. Quasi tutti quelli che entrano regolarmente sono mogli, figli e nipoti dell’unico che lavora. E’ una immigrazione di ripopolamento e a caccia di sussidi. Un Paese serio passerebbe ad una immigrazione temporanea per lavoro a rotazione.
Nonostante la vulgata dei “migranti che vengono a fare il lavoro che gli italiani non vogliono fare”, l’80 per cento di chi viene regolarmente in Italia NON viene a lavorare. E’, come confermano i numeri, un’immigrazione parassitaria. Essenzialmente la minoranza di immigrati che lavora importa coi famigerati ricongiungimenti familiari figli e mogli per riscuotere assegni familiari, sussidi e pensioni sociali.
Meloni, in un anno di governo, non ha ancora abolito questa pratica demenziale. C’è un Pdl della Lega in Parlamento che, almeno, mette un freno. Ma è molto molto poco. Basterebbe un decreto.
E quelli che vengono per lavorare fanno lavori a basso costo che non bastano neanche a pagare le loro future pensioni, figuriamoci le nostre. E una volta entrati, anche loro chiamano i parenti a scroccare.
Se includiamo i clandestini, la percentuale dell’80 per cento di scrocconi sale al 95 per cento.
Uno degli esempi più drammatici è a Monfalcone. Nel comune di Monfalcone, su 7.000 musulmani, solo 7 donne lavorano. La legge attuale consente che anche con 12.600 euro all’anno si ha il diritto al ricongiungimento con due familiari. Questo ha portato all’arrivo in Italia di molte persone provenienti da paesi più poveri scaricando sulla città problemi insostenibili di ordine pubblico, assistenza, sovraffollamento, scolastici.
L’Impatto dell’Immigrazione sulle Finanze Pubbliche: Uno Studio Olandese Allarma gli Esperti in Italia
I ricercatori sull’immigrazione dei Paesi Bassi, guidati da Gerrit Kreffer, hanno esaminato le “conseguenze dell’immigrazione per le finanze pubbliche” (titolo dello studio). I loro calcoli non lasciano dubbi su ciò che significa la migrazione di massa come quella in Italia.
In particolare, scrivono gli esperti, significa “la fine dello stato sociale come lo conosciamo oggi”. Questo studio fornisce dettagli su quanto costa allo stato un rifugiato, o in che misura lo arricchisce. La tabella suddivide gli immigrati in base al motivo della migrazione (ad esempio asilo, lavoro), ai paesi di origine e alle conseguenze finanziarie.
I rifugiati più costosi provengono dall’Africa. In media, incidono negativamente sul bilancio con 625.000 euro a persona. Al contrario, ci sono i pochi lavoratori immigrati dal Giappone e dagli Stati Uniti: pagano in media 625.000 euro al fisco (in saldo). Contrariamente a quanto si dice spesso in Italia, i richiedenti asilo, ad esempio, non producono in media alcun effetto positivo sul tesoro pubblico – al contrario, causano costi per un importo medio di 475.000 euro nella loro vita.
Il ricercatore sulla migrazione di Brema, Stefan Luft, ritiene che lo studio olandese sia “molto importante e significativo”. Luft spiega: “Questi studi forniscono alla politica importanti indicazioni”. I Paesi europei hanno molte somiglianze strutturali. Luft: “In Germania non si effettuano analisi che si concentrano in dettaglio sulle regioni di origine. Si teme che ciò possa essere percepito come discriminazione. Quindi si chiudono deliberatamente gli occhi sulle diverse bilance di integrazione e sulle loro cause”. In questo modo, non si devono “trarre conclusioni che politicamente non si vuole comunque trarre”.
Stefan Heck, esperto di politica interna della CDU, è allarmato. Egli richiede: “Ogni decisione politica viene esaminata per le sue conseguenze finanziarie – la politica migratoria non deve essere un’eccezione! Abbiamo bisogno di tali cifre anche per la Germania”.
In Italia continuiamo ad importare parassiti attraverso ricongiungimenti familiari, barconi e decreti flussi per immigrati a basso costo che arricchiscono solo i finanziatori dei partiti responsabili e gli editori dei giornali che li appoggiano.
Mantenute sfornacapre.