Sharia in Italia, pensano di poter picchiare le donne: “E’ mia, l’ho comprata”

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Un islamico che picchia la moglie non fa quasi più notizia in Italia. Dobbiamo ormai commentare casi ben più gravi, addirittura l’uccisione di una moglie o di una figlia sulla base di motivazioni assolutamente incomprensibili e inaccettabili per la legge e per il costume italiano.

Come il caso di ricongiungimento familiare di anni fa:

La legge di Maometto in Italia: arrestato dalla polizia un marocchino di 36 anni si giustifica così: “L’ho comprata con un regolare contratto e per il diritto del mio Paese sono a posto”. Ma la nostra Costituzione, che lo vieta, vale per tutti: anche per gli islamici.

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La sua donna: una schiava comprata al mercato. Di cui disporre a piacimento, di cui fare ciò che si vuole, con potere di vita e di morte su di lei. Protagonista una coppia marocchina, trapiantata in Italia, a Montecchio,in Emilia. L’immi­grato viveva da tempo in Italia e all’inizio del 2009, dopo il matrimo­nio a Casablanca, era stato raggiunto dalla moglie ventiduenne. Ora è in cella e deve rispondere di maltrattamenti in famiglia, vio­lenza, lesioni, violenza sessuale.

Oggi, con tribunali sempre più ideologicamente compromessi, probabilmente lo avrebbero assolto:

Picchia la moglie, islamico assolto: sharia nei tribunali italiani

I nostri politici si sono sempre rifiutati di riflettere sull’abisso che esiste fra la società europea e quella musulmana. La nostra è una civiltà sostanziata dall’unico concetto laico di diritto esistente nell’antichità, quello creato da Roma, sul quale si è poi radicato il dettato evangelico che ha messo alla pari uomini e donne condannando ogni discriminazione e ogni gesto di violenza (ovviamente padri e mariti violenti ce ne sono sempre stati, ma si tratta appunto di casi singoli diventati sempre più rari). Quale punto di contatto può esistere con la cultura musulmana? Maometto ha costruito il Corano sui primi cinque Libri della Bibbia (i più antichi), riguardanti una popolazione di pastori nomadi il cui senso della giustizia si fondava sulla legge del taglione, ossia sulla pena fisica.

Su questo «diritto» è basata la legge islamica. «La donna è di un grado inferiore all’uomo», recita la Sura della Vacca. Essendo inferiore, dipende dagli ordini dell’uomo, padre o marito che sia, lo deve servire. Questa è la fede dei musulmani: che vivano in Marocco o in Italia non fa nessuna differenza. In che modo far capire ai musulmani che esiste un codice di diritto «laico» che non ha nulla a che fare con il Corano? Credo che sia impossibile.

I nostri politici si debbono convincere che, contrariamente a quanto prescritto dalle norme europee, le religioni vanno giudicate e criticate quando affermano o prescrivono concetti e valori che confliggono, prima che con le nostre leggi, con ciò cui noi abbiamo dato il massimo valore: l’uguaglianza delle persone, in primis l’uguaglianza fra uomo e donna. In alcuni Stati d’America si è creduto di risolvere i problemi giudiziari della numerosa popolazione musulmana permettendo l’instaurazione di tribunali coranici. Si tratta di una decisione vergognosa per una democrazia che si vanta di essere la migliore del mondo e che neanche è una vera democrazia. Di fatto una cittadina americana di religione musulmana è «di un grado inferiore all’uomo». Lo stesso avviene in Inghilterra. E’ un retaggio delle usanze di quei popoli nomadi, gli anglosassoni, che per secoli non hanno avuto uno Stato e una civiltà, ma solo branchi di uomini e animali in movimento. Lo stesso è avvenuto in Inghilterra durante le invasioni vichinghe: società con leggi e tribunali separati.