“In arrivo i lavoratori dall’Africa”: Confindustria sostituisce italiani con africani

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Prima di tutto non ci servono e più della metà di quelli attualmente in Italia non lavora e quindi potrebbe essere rimandato a casa anche secondo le teorie utilitariste:

Boom di immigrati scrocconi: solo 15% viene a lavorare

# Sostituzione di Lavoratori Italiani con Stranieri: Confindustria e l’Immigrazione di Massa

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Le recenti dichiarazioni ufficiali di Confindustria Alto Adriatico evidenziano un crescente ricorso all’immigrazione di massa e alla formazione di lavoratori stranieri. Il presidente, Michelangelo Agrusti, ha annunciato l’arrivo in Friuli Venezia Giulia dei “primi lavoratori” formati provenienti dal Ghana.

## Lavoratori Formati o Schiavi?

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Le parole “lavoratori formati” vengono usate, ma potrebbero essere tradotte come “schiavi” nel prossimo futuro. Il presidente Agresti sembra concentrarsi sul “lordo”, ignorando le inevitabili evoluzioni a lungo termine. Nonostante non si specificano i salari, l’emergenza occupazionale in “numerose aziende” è stata sottolineata.

Agresti ha dichiarato: “Abbiamo utilizzato il decreto Cutro a fronte di una esperienza di anni con la comunità ghanese già presente in regione con la quale c’è stata una straordinaria capacità di integrazione con persone capaci di confrontarsi con un sistema industriale complesso come il nostro. Ci siamo rivolti a una scuola di formazione fondata dai salesiani ad Accra e in altre aree del Paese con cui è stato stipulato un accordo per affinare in loco la preparazione su vari mestieri: carpentieri, carrellisti e saldatori”.

## Un Orientamento Definito da Anni

Confindustria non ha mai nascosto di essere favorevole alla legalizzazione della clandestinità, sostituendo l’immigrazione di massa illegale con una versione “legale”. Questo atto di pura traslazione giuridica cambia poco la sostanza: l’invasione di persone non riconosciute diventa riconosciuta, ma rimane sempre un’invasione, con le sue ben note conseguenze economiche, sociali, identitarie e culturali.

Agresti sembra aderire pienamente a questo orientamento quando estende il discorso “lavoratori” anche ai cosiddetti “richiedenti asilo”. Ha aggiunto: “Esiste un’ulteriore risorsa utilizzabile, con dignità: i richiedenti asilo che lasciamo senza fare nulla da mattina a sera nei vari centri di accoglienza; vogliamo far lavorare anche loro, ne stiamo discutendo con le Prefetture, stiamo facendo corsi per insegnare loro rapidamente l’italiano di primo livello affinché, per esempio, apprendano le misure di sicurezza, un tema centrale”.

Queste dichiarazioni sollevano questioni importanti sulla sostituzione dei lavoratori italiani con lavoratori stranieri e sul ruolo dell’immigrazione di massa nell’economia italiana. La questione richiede un dibattito aperto e onesto sulla sostenibilità di tali pratiche e sulle loro implicazioni a lungo termine per la società italiana.




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