Il business degli sbarchi è una mangiatoia per tanti. In alcune zone della Sicilia, come la provincia di Agrigento, sotto cui cade Lampedusa, è IL BUSINESS.
Ci sono imprese che vivono esclusivamente di questo. Più ne sbarcano e più loro incassano. Che arrivino vivi o morti non cambia, perché anche il business delle bare è lucroso.
Ovviamente pagate tutto voi con le vostre tasse. Come tutto il resto.
Tutte queste puttane dell’invasione dovrebbero trovarsi un lavoro vero e produttivo senza gli sbarchi. Per questo ci sono politici di quelle zone che fanno lobbismo a favore degli sbarchi.
Solo per le bare (fornitura, trasporto e sepoltura) dove vengono sistemate le salme dei migranti morti, o giunti cadaveri, a Lampedusa – nel 2022 – il Comune di Lampedusa e Linosa ha anticipato 85.700 euro. Lo scorso aprile, la direzione centrale dei Servizi civili per l’immigrazione e asilo del ministero dell’Interno ha accreditato l’importo alla Prefettura di Agrigento e da piazzale Vittorio Emanuele i soldi, per la copertura delle spese, sono “rimbalzati” al Municipio delle isole Pelagie.
Da qualche mese, da giugno per la precisione, per cercare di non far ingolfare l’hotspot di contrada Imbriacola, i traghetti di linea talvolta vengono utilizzati come “nave dedicata”, ossia effettuano dei viaggi verso Porto Empedocle con a bordo soltanto i migranti – 600 o 700 persone per volta – da trasferire. Per una “nave dedicata” si spendono – euro più o euro meno – 36 mila euro. Quando invece gli extracomunitari da spostare sono poche centinaia per volta, la Prefettura di Agrigento paga per ognuno il costo del biglietto.
Ci sono poi, inevitabilmente, ma vale per tutto il territorio nazionale, le spese per i migranti che vengono accolti nei tanti Cas (si tratta di strutture ibride, fra prima e seconda accoglienza, che prevedono un accordo diretto fra la Prefettura e gli enti gestori, privati per la maggior parte, senza il diretto coinvolgimento degli enti locali) creati fra il capoluogo e la provincia. Il più “famoso” è certamente Villa Sikania, all’ingresso di Siculiana. La spesa media quotidiana per l’accoglienza di adulti è al massimo di 35 euro a persona (21 euro al minimo) e 45 per minori, ma gli uffici territoriali del Governo aggiudicano i bandi con il criterio del massimo ribasso. Spese che naturalmente è impossibile quantificare con precisione perché sono correlate al numero dei presenti. Così come quelle sostenute per l’hotspot di Lampedusa e i suoi ospiti.
E poi ci sono le spese per gli autobus che, non soltanto da quando è stata creata l’area sbarchi di Porto Empedocle, ma da sempre, visto che buona parte dei trasferimenti vengono fatti da Lampedusa con i traghetti di linea, devono essere sostenute per spostare i migranti nelle strutture d’accoglienza. E ad ogni “corsa”, la Prefettura paga anche un di più per la sanificazione del mezzo utilizzato.
Mille euro più, mille euro meno, ogni anno – nell’Agrigentino, solo ed esclusivamente in questa provincia, – per il fenomeno dell’immigrazione vengono spesi 60milioni di euro.
E sono soldi che circolano e danno linfa vitale alla provincia. Si tratta di fondi – comunque essi vengono inquadrati nel Def – relativi all’immigrazione. Soldi che non arriverebbero – è bene chiarirlo – sotto nessuna altra forma, né nell’Agrigentino, né sul resto della penisola. Denaro – avere un’idea delle singole voci di spesa è molto difficile – dedicato esclusivamente all’accoglienza dei migranti, alle spese sanitarie, ai trasporti e a tutto quello che serve loro.
L’ultimo capoverso è vergognoso. Il deficiente che l’ha scritto andrebbe mandato a zappare l’Antartide. Sono soldi che arriverebbero, ovviamente, ma utilizzati per altre cose. Magari per la sanità degli italiani, magari per le pensioni degli italiani, magari per rimandare a scuola il giornalista incapace che ha scritto questa castroneria.
Le mafie nostrane sono parte integrante della mangiatoia..praticamente hanno tutta la filiera..
anche manodopera a basso costo per lo spaccio..e non rischiano nulla.