Monfalcone, la prima città islamica d’Italia – VIDEO

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Una delle città italiane che tra pochi anni non lo saranno più. E tutto questo sotto i nostri occhi. Una guerra che non combattiamo.

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Monfalcone ha il 30 per cento di non italiani. La maggioranza islamici. Di questo deve ringraziale la società di fatto pubblica Fincantieri e i suoi subappalti truccati al ribasso.

Questi sono regolari. Arrivano con decreti flussi e ricongiungimenti familiari. Meloni ne ha previsti altri 500mila nei prossimi tre anni, più 200mila l’anno di ricongiungimenti che non abroga. A questo ritmo Monfalcone non sarà più italiana prima della fine del suo mandato.




9 pensieri su “Monfalcone, la prima città islamica d’Italia – VIDEO”

  1. cercano di scaricare il debito monstre dell’itaglia sui migranti..ma non ci sara’ salvezza ne x gli itagliani ne per i nuovi arrivati.
    sara’ una carneficina.

  2. ””Faremo inchinare gli infedeli europei cinque volte al giorno verso la Mecca

    La gravità della situazione mi ha fatto riaprire il libro di un grande romanziere del blocco sovietico candidato al Nobel che raccontò l’assedio musulmano. Oggi non sarebbe mai scritto o pubblicato

    Giulio Meotti, 27 agosto 2023

    La Corte Europea dei diritti dell’uomo ha condannato una donna in Austria perché le sue dichiarazioni rappresentano “un attacco al Profeta dell’Islam che potrebbe suscitare pregiudizi e minacciare la pace religiosa“. In un seminario, Sabaditsch Wolff aveva definito Maometto un pedofilo a causa del suo matrimonio con Aisha. Un tribunale austriaco l’aveva condannata per “denigrazione” dell’Islam. Poi la Corte Europea ha stabilito che gli stati della UE possono limitare il diritto alla libertà di espressione se quanto espresso “è suscettibile di incitare all’intolleranza religiosa” e “rischia di turbare la pace religiosa nel loro paese”.

    Rapidi al 2023.

    “I politici si congratulano con al-Qaeda, Iran ed Erdogan”, titolava ieri il quotidiano danese Politiken, dopo che la Danimarca ha annunciato la tanto attesa legge a protezione del Corano. Cosa prevede? Due anni di carcere per chi brucia o profana il Corano.

    Non male per essere in Europa, non in Pakistan, dove una legge simile è stata appena avanzata in Parlamento (sono solo più ambiziosi, 10 anni anziché 2).

    Inger Støjberg, che è stata ministro per l’immigrazione tra il 2015 e il 2019 e ora guida il partito di opposizione dei Democratici danesi, ha detto “1-0 per i musulmani” e che “ora le forze non libere in Medio Oriente hanno ottenuto una vittoria oggi. Adesso vedono che possono dettare il nostro stile di vita, perché abbiamo un governo che si piega alle minacce e alle pressioni”.

    Anche in Svezia è tutto pronto per una legge stile sharia sul Corano.

    La città di Malmö (la terza più grande della Svezia) ha appena lanciato il progetto “50 nuove bandiere” per rafforzare “l’identità multiculturale” della città. Ci sono la bandiera della Repubblica islamica dell’Iran, della Turchia e di altri paesi musulmani. Tante, tantissime mezzelune.

    E ora avanti tutta nel futuro. Anzi, nel passato.

    “In una soleggiata mattina, sei agenti di polizia in borghese hanno fatto irruzione in un piccolo appartamento di Amsterdam. La loro preda: un vignettista olandese magro e con un rude senso dell’umorismo. Informato di essere sospettato di aver realizzato disegni offensivi di musulmani, l’olandese si è arreso senza opporre resistenza”.

    <b<Fantascienza?

    No, cronaca dal Wall Street Journal. Lui è Gregorius Nekschot e ha trascorso la notte in cella. La polizia ha sequestrato il suo computer [ordinantore], un disco rigido e blocchi di schizzi. È stato convocato dai pubblici ministeri. Indagato per aver violato una legge olandese che vieta la discriminazione sulla base della razza, della religione o dell’orientamento sessuale. “È una cosa seria, riguarda la libertà di parola</b<", disse Mark Rutte, allora leader [capo] dell’opposizione.

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    Chi non capisce cosa significa quanto sta accadendo deve pensare alla serie di processi in Europa già tenuti ai danni di chi ha criticato l’Islam. Michel Houellebecq perché nel romanzo Piattaforma ha definito l’Islam “la religione più stupida“. Oriana Fallaci – “la donna che diffama l’Islam” – per La rabbia e l’orgoglio. Poi Christoph Biró, redattore capo del più venduto quotidiano austriaco, il Kronen Zeitung, reo di aver scritto di “giovani uomini siriani con un alto tasso di testosterone, che hanno compiuto assalti sessuali”. Lars Hedegaard, il direttore della Free Press Society danese, per le critiche mosse all’Islam. Geert Wilders per offesa all’Islam. Il grande storico della Shoah George Bensoussan, tre anni sotto processo per aver parlato dell’antisemitismo islamico.

    Nessuno viene processato per aver detto che il Dalai Lama è il rappresentante di una fede barbarica. Né per aver detto che il patriarca Kirill è un ex agente del Kgb corrotto e violento. Né per aver detto che “Gesù è queer”, anzi il Consiglio di stato ha stabilito che è vostro diritto dirlo.

    Soltanto una religione gode oggi in Europa di leggi, tribunali, lesti funzionari e apparati di correzione. E ha ottenuto questo lasciapassare con violenza, minacce, terrore, paura, intimidazioni, ricatti e boicottaggi.

    Allora la gravità della situazione mi ha fatto pensare a un romanzo che ho letto questa estate. Fu scritto nel 1970 dal grande romanziere albanese Ismail Kadaré. Si intitola I tamburi della pioggia e deve essere sfuggito alla censura del Politburo. Racconta un’Albania assediata dai turchi. Tanto più incredibile che a scriverlo sia stato un romanziere di sinistra, musulmano laico, candidato ogni anno a vincere il Premio Nobel per la Letteratura (chissà perché gli “scorretti” non lo vincono mai, questo famoso Nobel).

    Ironia della sorte, il romanzo poteva essere pubblicato nell’Albania comunista e atea in quanto parodia della rivolta anti-sovietica, ma non potrebbe essere pubblicato in Europa 60 anni dopo senza boicottaggi da parte della diaspora musulmana e la dolce resa delle nostre élite culturali.

    Basta pensare la fine che ha fatto un popolare libro inglese per bambini della serie Biff, Chip e Kipper, ritirato a seguito delle lamentele secondo cui il suo ritratto del popolo musulmano era razzista, racconta il Telegraph. La Oxford University Press è l’editore del libro in cui i giovani personaggi vengono trasportati in una terra straniera con l’aiuto di una chiave magica. Si ritrovano in un affollato mercato di strada, che sembra essere da qualche parte in Medio Oriente, dove gli uomini indossano turbanti bianchi e una donna è vestita con un niqab. L’editore ha dichiarato: “Il libro è stato completamente ritirato dalla stampa e abbiamo distrutto il nostro stock rimanente del libro, sebbene un piccolo numero di copie possa ancora rimanere nella catena di approvvigionamento. Alcuni titoli più vecchi potrebbero essere ancora disponibili nelle librerie o come copie di seconda mano”. Ne esiste anche una edizione italiana. “Turbanti e niqab non sono appropriati”, racconta la BBC.

    Basta pensare al libro di Gabriele Brinkmann, una famosa romanziera tedesca, rimasta senza casa editrice per il romanzo Wem Ehre Gebuhrt, perché avrebbe potuto “irritare i musulmani” ed esporre l’editore a intimidazioni. Così alla scrittrice è stato chiesto di censurare alcuni passaggi, ma lei si è rifiutata e ha perso la casa editrice.

    O The Jewel of Medina [Il gioiello di Medina], il romanzo dell’americana Sherry Jones sulla terza moglie di Maometto, acquistato e poi cestinato dalla casa editrice Random House.

    Ma torniamo al romanzo di Kadaré. Racconta l’assedio turco nell’Albania di Skanderbeg (Giorgio Castriota, il principe albanese che guidò i suoi connazionali alla ribellione contro l’occupazione dell’Albania da parte dei turco-ottomani e considerato l’eroe nazionale albanese, cui da Papa Callisto III diede l’appellativo di Defensor Fidei e Pio II quello di “nuovo Alessandro”). Il popolo albanese resiste undici anni, ma alla fine viene occupato.

    Kadaré stabilisce un chiaro riferimento all’attualità: “Il lettore non mancherà di stabilire un parallelo fra tali eventi e oggi. La storia, in un certo senso, si ripeteva”.

    Così nel 1444 “la moltitudine innumerevole del più potente esercito del mondo” si mette in movimento per schiacciare “gli ingrati al soldo dei Franchi, ossia dell’Europa”. “Franchi” è sinonimo di europei. Agli albanesi il campo militare turco sotto le loro mura sembra “una lugubre imitazione del cielo, calato a forza sulla terra perché si immischiasse delle sanguinose vicende degli uomini”. La bandiera ancor oggi usata dall’Albania, la più antica d’Europa insieme a quella svedese, secondo gli ottomani “insulta il Cielo, mentre bisognerebbe issare in suo luogo, secondo gli ordini di Allah, la bandiera con la mezzaluna dell’Islam”. I soldati incendiati dall’olio e dalla pece sembrano “farfalle della candela sacra dell’Islam”.

    I rulli dei tamburi sono soffocati dal tumulto della battaglia. Gli albanesi consapevoli di non avere un’altra terra si difendono strenuamente e reggono l’urto che costa agli ottomani ben diecimila morti. Tuttavia “il sangue turco è abituato a irrorare la polvere di tre continenti”. “Sappiamo che questa resistenza ci costa caro e che dovremo pagarla ancora più caro, ma bisogna pure che, sulla strada dell’orda, qualcuno si erga, e la Storia ha scelto noi. Il tempo ci ha posti al bivio: da una parte la via facile della sottomissione, dall’altra la via ardua, quella della lotta. Abbiamo scelto la seconda”.

    Sembra di rileggere il dialogo dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo, con un persiano musulmano, su Cristianesimo e Islam, svoltosi durante l’assedio di Costantinopoli, e riportato da Benedetto XVI nella sua lectio di Ratisbona: “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava”.

    “Ci spoglieremo delle loro vergognose vesti bianche e le rivestiremo di nobili vesti nere, benedette dalla nostra nobile fede”, annuncia uno dei guerrieri di Kadaré poco prima dell’attacco alla cittadella dei cristiani, mentre altri danno la caccia alle schiave del sesso. “Copriremo i loro volti con i veli e impediremo ai loro occhi di lanciare sguardi lussuriosi agli uomini“, avverte un altro guerriero, perché i capelli e gli occhi sono le armi più diaboliche del corpo femminile. Questi attributi devono quindi essere coperti.

    “Insegneremo il santo Corano a questi maledetti ribelli. Sulla loro terra accidentata come il dorso di un demone, innalzeremo i minareti santificati da Allah. Faremo inchinare questi infedeli cinque volte al giorno in direzione della Mecca. Avvolgeremo le loro teste malate e irrequiete nel benefico turbante dell’Islam”.

    I Balcani li abbiamo persi molto tempo fa, ma ora è tutta l’Europa a vivere dentro al romanzo di Kadaré. Raccontava qualche giorno fa il Wall Street Journal, recensendo un nuovo libro sull’Occidente, che Safiye Sultan, la madre di Mehmed [Maometto] III, scrisse alla regina Elisabetta d’Inghilterra che l’Impero Ottomano era il “vero erede di Roma”.

    Gli occidentali pensano alla “fine della storia”, gli islamici di [a] “fare la storia”.”

    Perspicace conclusione!

    1. La schiavizzazione degl’Italiani è già iniziata! Sveglia!

      ://lanuovabq.it/it/tratta-degli-schiavi-amnesia-per-i-crimini-degli-arabi

      ://www.ilprimatonazionale.it/approfondimenti/non-solo-europei-anche-gli-africani-furono-responsabili-delle-tratte-negriere-82544/

    2. Coincidenza!
      Ho appena letto in questo articolo il nome del ministro degli Esteri ”Inger Stojberg”.
      ://www.ilprimatonazionale.it/esteri/danimarca-calo-immigrazione-105419/ (20 febbraio 2019)

      Nome letto poche ore fa nell’articolo di Giulio Meotti.

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