Lampedusa, migranti possono toccare il culo alle volontarie

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E’ l’immagine in cui si racchiude tutto quello che sta avvenendo a Lampedusa e che spiega cosa sono davvero venuti a fare. Magari la volontaria sarà la fidanzata del pompiera che invita i clandestini a casa o del militare che prende in braccio l’unica bambina sbarcata per dare ai media la possibilità di mostrare quello che vogliono mostrare.

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Scena surreale e sconvolgente a Lampedusa. Sull’isola siciliana presa d’assalto dagli sbarchi, con migliaia di migranti, si può assistere anche a una amichevole “palpata” a una volontaria.

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Si tratta nella stragrande maggioranza di uomini.

Circondato dalle ragazze che stanno distribuendo i generi di prima necessità, il giovanotto passa dietro a una di loro e con grande naturalezza e non chalance, approfittando anche delle tenebre e della situazione caotica, tasta il culo della volontaria. La ragazza, spiazzata, si volta per poi riprendere a fare il suo sporco lavoro di aiutare gli invasori.

Cosa hanno detto femministe, sinistra e paladini dell’accoglienza senza se e senza ma? Non pervenuti.

In pratica i clandestini hanno licenza di toccare le volontarie. Del resto sono anni che stuprano l’Italia.




3 pensieri su “Lampedusa, migranti possono toccare il culo alle volontarie”

  1. Se si vestono come prostitute, che caxxo vogliono?
    Queste saranno altri esemplari di ritardate accoglione che credono di soccorrere solo esseri angelici.

  2. ormai neanche leggo più, o guardo il telegiornale. Sono stufo di questa marea nera.
    Ho letto un commento molto interessante di mister bigone, che li definiva in altro modo. Lo condivido, ma non lo ripeto, perché questo paese non è libero, come tutto l’occidente ormai degenerato nell’oligarchia della sinarchia globale, come annunciato 200 anni da Tocqueville.

    Spero solo che quando avverrà l’ultima battaglia, e che non sia come in sudafrica, una presa di potere da parte nera senza colpo ferire e lenta ed accettata estinzione da parte dei bianchi, i nostri compatrioti saranno saldi.
    Saranno non più di un milione di italiani a dover fronteggiare cento milioni di ‘afrodiscendenti’ come li chiamano e li chiameranno, e quattro miliardi di loro fratelli in africa, che cercheranno di unirsi al branco, a spartirsi le spoglie di quanto questa civiltà moribonda creò in tempi più felici.

    Rileggo spesso Gibbon, una lettura piacevole sotto ogni punto di vista. Ma quanto sbagliò quando si disse convinto, nella fiducia ottimistica insita nell’età dell’Illuminismo, che la civiltà dell’Europa era ormai al sicuro, poiché, diceva, per conquistare l’Europa l’invasore, che lui pensava potesse venire solo dall’Asia, sarebbe dovuto diventare civile e tecnologico come e più dell’Europa stessa, e che, inoltre, ci sarebbe stato l’enorme continente nord e sud americano a poter accogliere gli europei eventualmente sconfitti.
    Non aveva pensato che invece proprio da oltre oceano sarebbero arrivate nefaste influenze, invece di un rifugio sicuro, né che la minaccia sarebbe arrivata dall’africa, e non certo per tecnologia e civilizzazione dei neri, ma per il loro numero e il pietismo e buonismo dei bianchi.
    Alla sua epoca gli africani erano al massimo 30 milioni in tutto il continenti, dispersi tra elefanti, leoni, ippopotami e cammelli più a nord. Andavano in giro con l’anello al naso, le lance di legno, non conoscevano nemmeno il ferro.
    Perché mai avrebbero dovuto rappresentare una minaccia? E invece, 200 anni dopo……..

    1. Mi ricordo questa meditazione, è contenuta anche nel compendio della Mondadori.
      Questa estate ho comprato tutto ”Declino e caduta dell’impero romano” di Edoardo Gibbon, e tutta la ”Storia di Roma nel Medioevo” di Ferdinando Gregorovius, entrambe pubblicate da ”Res Gestae”, entrambe in sei tomi.

I commenti sono chiusi.