Treviso, assalto a casa di una donna: «Ti ammazziamo»

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Le baby gang di immigrati, spesso si tratta di ‘nuovi italiani’ ai quali viene regalata la cittadinanza perché i genitori vivono in Italia da più di dieci anni, stanno terrorizzando le città del nord.

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In Veneto la situazione è esplosiva. Come a Treviso. L’immigrazione regolare che piace a quel genio incompreso di Zaia e ai finanziatori della sua campagna elettorale.

Quindici ragazzini all’ingresso di casa, sabato notte. La residente: «Se continua così sarò costretta a trasferirmi».

«Io ti ammazzo». Sabato sera da incubo per una giovane residente di via Collalto minacciata verbalmente da un baby bullo davanti al portone di casa. «Una situazione insostenibile, se continua così cambio casa», sbotta la donna, ormai esasperata dal clima provocato da mesi dalle baby gang nella via che è di fatto un “prolungamento” dei disagi di piazza Borsa e via Fiumicelli.

L’episodio dell’altra sera – a poche ore dalla stretta del governo contro i baby criminali e dalle dichiarazioni del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in visita venerdì alla caserma Cadorin: «Ho voluto il decreto Caivano, perché da mesi stiamo assistendo a un’invasione di baby gang nella mia città» – è la classica goccia che fa traboccare il vaso: la residente ha deciso di denunciare le minacce ai carabinieri. Il tutto dopo che è emersa l’ennesima vicenda inquietante legata al Pam di via Zorzetto: un bullo che, nelle settimane scorse, si è presentato, dentro il supermercato, con una pistola giocattolo. Lo stesso market della scacciacani rinvenuta a giugno fra i surgelati.

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Ma torniamo a via Collalto. Sono circa le 22.50 di sabato, quando la donna rientra a casa, ma davanti al portone del condominio trova un assembramento di una quindicina di ragazzini, palesemente alterati dall’alcol. «Erano ubriachi, urlavano, bestemmiavano, si spintonavano, c’erano pezzi di bottiglie per terra», riferisce la donna, «e, soprattutto, si erano piazzati davanti al portone del mio condominio: non si riusciva a passare. Ho chiesto “permesso” e un baby bullo mi ha minacciata: “Ti ammazzo”. Mi sono detta: tiro dritta ed entro, altrimenti mi tocca passare la notte in albergo. E mi sono fatta coraggio, ho aperto e sono salita. Forse sono servite le urla di un vicino, dal balcone del condominio di fronte: “Guardate che arriva la pattuglia”».

Un sospiro di sollievo, dopo attimi infiniti di paura. «Ho chiamato la polizia, la stessa cosa deve aver fatto un vicino», aggiunge, «lo stesso che, esasperato dagli schiamazzi, ha urlato dal balcone. Dopo che hanno sentito “Arriva la pattuglia”, sono tutti scappati come lepri. Ma non si può andare avanti così, non posso aver paura di tornare a casa».

Già altre residenti avevano denunciato sulle pagine della Tribuna, una decina di giorni fa, schiamazzi e degrado della via inserita – suo malgrado – nel quadrante caldo di piazza Borsa: chiasso fino a notte fonda, urina sulle auto, cocci di bottiglie abbandonati per terra, cassette della posta distrutte. Stazionano vicino al bar Angelo e all’attiguo kebab, rendendo infernali le serate ai residenti. «Si siedono sui cofani delle auto, fanno quello che vogliono, succede così da mesi», attacca la residente, «io ho trovato la fiancata strisciata: sono sicura siano stati loro. Così ho deciso di cambiare parcheggio, ora la metto in piazza Vittoria».

Abrogazione ricongiungimenti familiari, espulsione di intere famiglie i cui figli delinquono e ritorno allo ius sanguinis. Semplice e immediato. Invece la sciamannata ha partorito il ‘decreto Caivano’.