“Noi sottoscritti di Clintel‐Italia, già promotori della Petizione ‘Non c’è alcuna emergenza climatica’, inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e autori del recente volume ‘Dialoghi sul Clima, tra emergenza e conoscenza’ curato da Alberto Prestininzi, manifestiamo preoccupazione per l’allarme che i mezzi di comunicazione stanno lanciando in ordine a una emergenza climatica di presunta origine antropica. Questo ingiustificato allarme sta inquinando le coscienze anche di responsabili politici ad alti livelli, circostanza che induce ad affrontare problemi di rischio vero, non con la prevenzione, ma con misure che, di fatto, neanche affrontano i problemi”. Inizia così la nota di Uberto Crescenti, professore emerito di geologia applicata all’Università di Chieti-Pescara, e Alberto Prestininzi, professore ordinario di rischi geologici, di Clintel-Italia.
“L’emergenza climatica che genera panico e preoccupa i più – spiegano – attiene al fatto che la temperatura media globale sarebbe circa un grado superiore a quella di oltre un secolo fa. A questo fenomeno, che è naturale, e non necessariamente sgradevole, si stanno attribuendo, senza alcuna ragione scientifica, tutti gli eventi meteorologici severi e, con essi, tutti i danni che sino agli anni Ottanta erano inquadrati nelle attività di prevenzione e studiati attraverso l’analisi del rischio, dove la vulnerabilità umana era l’elemento essenziale. Per esempio, si attribuiscono a codesto grado di temperatura superiore al valore di oltre un secolo fa, decessi per ondate di calore, fenomeni siccitosi, fenomeni alluvionali, e altro ancora”. “Coloro che suonano l’allarme hanno anche la loro ricetta: impegnare trilioni di euro dei contribuenti e attuare la transizione energetica, la parola magica che sarebbe la loro promessa per la soluzione dei detti problemi. Purtroppo è proprio la transizione energetica la vera causa dei problemi citati – proseguono ancora da Clintel -. Essa, perseguìta ormai da oltre vent’anni, ha comportato, da un lato, l’aumento del costo dell’elettricità, circostanza che ha aumentato, tra i più deboli, il numero di persone che non possono permettersi la climatizzazione degli ambienti ove vivono o lavorano, che da sola eviterebbe non quel singolo grado in più cui il riscaldamento globale attiene, ma i 15-20 gradi in più delle ondate di calore che sempre hanno colpito in estate, oggi non più che nel passato”.
“Dall’altro lato, la transizione energetica promessa quale panacea per combattere le conseguenze indesiderate dei fenomeni siccitosi o alluvionali, in realtà aggrava queste conseguenze, perché esse si combattono non con le installazioni di impianti eolici o fotovoltaici, come la transizione energetica pretende di fare, ma attraverso le attività di prevenzione, già indicate dalla legge sulla difesa del suolo 183/89 costruita con gli studi della commissione De Marchi. Prevenzione che le autorità di bacino, ora di distretto, propongono con interventi di Pianificazione territoriale e la realizzazione di opere per il governo delle acque (dighe, casse di espansione, etc.). La transizione energetica toglie dunque risorse alla gestione del rischio idrogeologico, ma anche al rischio sismico che, con cadenza decennale, si abbatte sul nostro territorio distruggendo opere e persone, disgregando le comunità sociali e la loro identità. Tutto ciò è oggi oscurato anche dai media che esaltano il finto rischio del clima che cambia”, dicono prima di concludere con “Noi di Clintel‐Italia stigmatizziamo l’illusione della transizione energetica che sta abbagliando l’opinione pubblica e alcuni politici ai massimi livelli. Stigmatizziamo la disinformazione diffusa da tutti gli organi di stampa e di comunicazione di massa, che evitano ogni confronto su quello che è il vero problema che colpisce l’umanità soprattutto nelle sue componenti più deboli: l’inquinamento, la gestione dei rischi idrogeologici e sismici e la disponibilità d’energia abbondante e a costi accessibili. Stigmatizziamo il rifiuto da parte di chi brandisce il terrore del finto allarme climatico a confrontarsi sugli aspetti tecnico-scientifici del presunto allarme da essi lanciato e dalle irreali soluzioni da essi proposte”.

Ma se fosse vero che fa troppo caldo per colpa dell’inquinamento dell’uomo, perché non protestano con la Cina, che inquina in maniera oggettivamente indecente e ha un miliardo e mezzo di abitanti? (per lo meno quelli censiti all’anagrafe… nella realtà potrebbero anche essere di più)
È ridicolo rompere i coglioni a uno stato piccolo come l’Italia, che tra l’altro è ormai de-industrializzato, essendo l’industria italiana in piena crisi.
Perchè nessuno protesta contro la geoingegneria, che inquina e modifica i cieli costantemente? Invenzioni da complottisti direbbero politicanti e giornalai servi, salvo poi imporre il segreto militare, per impedire che qualcuno ficcasse il naso in questo disastro. Eppure i politicanti sono talmente dementi e privi di dignità, che non comprendono il fatto di vivere nella stessa atmosfera, compreso quel genio di Salvini, che prima fa un’interrogazione al parlamento europeo, e poi a distanza di anni non vede nulla nei cieli. Di sicuro la rifrazione del vapore acqueo consentirebbe di vedere colori celeste-blu, ma non di certo quelle stranezze che si vedono, ma che meteoroligi vari di regime sono cose normali.