In un Paese normale non esisterebbero stranieri in case popolari. Se puoi mantenerti bene, sennò ti levi dalle palle. In Italia, invece, le occupano anche. E si massacrano tra loro per chi le deve occupare.
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GUERRIGLIA A MILANO, 60 IMMIGRATI ARMATI DI SPRANGHE E COLTELLI ASSALTANO CASE POPOLARI – VIDEO
Con due famiglie rivali, ma più fazioni avversarie dell’unica maxi famiglia S. Un gruppo di origine romena che da anni vive più o meno abusivamente negli stabili Aler di Calvairate, tra gli “storici” e quelli che sono arrivati più di recente. Le discussioni tra le varie componenti sono all’ordine del giorno, racconta chi conosce bene la zona, ma l’esplosione di violenza di lunedì pomeriggio in via Faa’ di Bruno ha spaventato i residenti e acceso i riflettori sui casermoni popolari di piazza Insubria e dintorni.
La miccia è stata una lite per una macchina parcheggiata davanti al passo carraio del civico 5. Quello che è venuto dopo somiglia a una resa dei conti che covava da tempo e che ha trovato sfogo in una maxi zuffa tra più di cinquanta persone, tutte di etnia rom e originarie dell’Est Europa: è servito un intervento massiccio del Radiomobile e di una squadra del Battaglione dei carabinieri per riportare la calma sul ring d’asfalto.
I primi accertamenti investigativi dei militari della Compagnia Monforte hanno portato a sequestrare alcune delle “armi” usate nella contesa – un coltello, un martello da cantiere e due bastoni –, che ora verranno passate al setaccio dagli specialisti della Sezione investigazioni scientifiche.
Le indagini vanno avanti a ritmo serrato per individuare dinamica e responsabilità, anche se al momento non risulta che siano stati presi provvedimenti. I cognomi di quattro dei sette feriti riportano sempre alla famiglia S.: il più grave è il ventitreenne I., in Rianimazione al Niguarda (ma non in pericolo di vita) per alcuni fendenti all’addome; il quarantenne M. è in prognosi riservata per una frattura cranica con emorragia interna, ma per fortuna è sempre rimasto cosciente; il trentacinquenne D. è stato già dimesso dal San Paolo con sette giorni di prognosi per i postumi di alcune ferite al volto; a casa anche il diciannovenne F.M., che se l’è cavata con un leggero trauma cranico guaribile in cinque giorni.
Per quanto riguarda gli altri tre connazionali, la cinquantunenne N.D. è rimasta in osservazione al Policlinico per una ferita lacero-contusa alla testa, così come il quarantunenne A.I.G. all’Humanitas di Rozzano per tagli alle braccia; dimesso l’unico minorenne, un tredicenne, con traumi e contusioni di lieve entità.