I migranti uccidono durante il viaggio verso l’Italia

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I richiedenti asilo uccidono durante il viaggio verso l’Italia:

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Mohammad Saju Miah è stato arrestato a metà ottobre 2022 dagli agenti dell’Ufficio immigrazione della Questura. Era lì per una richiesta di protezione internazionale, ma non sapeva che nel frattempo l’autorità giudiziaria greca aveva spiccato un mandato di arresto europeo nei suoi confronti, accusandolo di aver ucciso con una spranga due uomini il 13 settembre 2020, in Grecia.

E non è il solo, ovviamente. A proposito di profughi in fuga dalle guerre, infatti, una dipendente della Nazioni Unite che lavora con i profughi ha svelato, tempo fa, la natura violenta e assassina dei “rifugiati” che arrivano in Europa occidentale.

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Spiegando anche come mai arrivino così tanti maschi (90 per cento in Italia) senza mogli, figlie o madri: un profugo che ha tagliata la gola a tutta la sua famiglia prima di mettersi in viaggio verso l’Europa.

La donna, che poi schifata dalla situazione ha lasciato il suo lavoro, ha raccontato la sua esperienza al giornale britannico Express.

Secondo l’ Express, l’ex funzionario delle Nazioni Unite ha lavorato sulla “linea del fronte della crisi dei rifugiati in Turchia” e il suo rapporto racconta che a causa degli  “orrori visti ha lasciato il suo lavoro.”

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La goccia che ha fatto traboccare il vaso, e quando ha “scoperto che un’intera famiglia era stata uccisa a sangue freddo da un rifugiato poi fuggito in Europa che loro avevano assistito”.

Secondo la relazione, la funzionaria ha di persona visto la “casa piena di persone, bambini inclusi, sgozzati”.

Ha detto che il killer era un rifugiato siriano che “ha preso tutto prima di fuggire in direzione ovest” verso l’Europa.

In un’altra “esperienza terrificante”, che poi la convinse definitivamente a dimettersi dal suo lavoro, è stata tenuta prigioniera per quattro giorni e torturata da un ‘gruppo ribelle’.

Il suo “lavoro” in Turchia faceva parte di un’iniziativa che garantiva ai profughi casa e lavoro. Come nel caso del padre di Aylan, che non fuggiva dalla guerra, ma da una casa e un lavoro turco.

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Secondo la funzionaria “circa un terzo di coloro ai quali è stata data l’opportunità di vivere e lavorare in città turche sono fuggiti in Europa, attirati dalla promessa di stili di vita occidentali”. E soldi occidentali.

Confermando la scomoda verità che i “profughi” non sono in fuga da persecuzioni, quando invadono l’Europa. Sono in cerca del nostro welfare, come il padre di Aylan.

E noi li accontentiamo: