Uccise l’africano che l’ha stuprata: italiana deve scontare 14 anni, prigioniera dello Stato

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Massimo Zen, la guardia che sparò ai ladri stranieri per difesa: «Uno l’ho ucciso e tra poche ore finirò in carcere»

Ci ha fatto tornare in mente la vicenda di Liliana.

Liliana uccise l’immigrato che l’aveva stuprata: la Cassazione ha confermato ormai più di due anni fa la pena a 14 anni di carcere e, dopo oltre due anni, Mattarella non ha trovato il tempo per graziarla. Nonostante lo scorso anno, in vista della fine del suo primo settennato, abbia graziato cani e porci.

Quando era arrivata la condanna definitiva, scrivemmo:

Speranze finite per la 28enne coneglianese Liliana Ordinanza. Speranza che possono riaccendersi solo con una travolgente vittoria della destra alle prossime elezioni. Solo un Guardasigilli della Lega potrebbe porre al presidente della Repubblica la domanda di Grazia.

La Corte di Cassazione ha difatti confermato la vergognosa condanna a 14 anni e 4 mesi di reclusione, inflittale in precedenza dalla Corte di Appello di Venezia (solo cinque anni in meno rispetto a quelli che le erano stati inflitti in primo grado), per l’omicidio di Medhi Chairi, operaio marocchino 42enne residente Miane, il 17 aprile 2016.

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La ragazza, che è la vera vittima della vicenda, si è sempre difesa: l’afroislamico l’aveva stuprata e segregata, lei aveva agito, quindi, per legittima difesa dopo una nottata trascorsa tra il consumo di alcol e droga. E’ come sa Pamela fosse sopravvissuta e avesse ucciso Oseghale: l’avrebbero condannata a 14 anni. Tratteniamo a fatica il desiderio di mandare affanculo tutti. Anzi, non lo tratteniamo.

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«Merita di essere assolta»: così aveva scritto l’avvocato Nassisi nel ricorso in Cassazione. Secondo il legale, infatti, i giudici d’appello, pur riducendo la pena inflitta in primo grado, non avevano adeguatamente valutato gli elementi a favore della legittima difesa. «Le perizie della polizia scientifica -puntualizzava la Nassisi negli scorsi mesi -confermano la versione di Liliana. Dopo lo stupro ha provato a scappare dalla casa di Chairi; a quel punto c’è stata la colluttazione e lei, afferrato un coltello, ha pugnalato a morte il suo aguzzino».

In subordine alla richiesta di assoluzione nel ricorso alla Suprema Corte la difesa aveva anche puntato a ottenere ulteriori attenuanti rispetto a quelle già riconosciute, così da abbattere ulteriormente la pena, ma gli Ermellini non hanno sentito ragioni e hanno confermato la sentenza d’Appello.

Se avessimo un presidente della Repubblica, le darebbe subito la grazia. Non lo ha fatto per tre anni. L’attuale governo glielo deve imporre. Nordio deve impegnarsi su questo fronte. Ogni giorno che questa ragazza passa in carcere è una ferita per l’Italia.

Del resto, lo Stato italiano è questo:

“Una vita nel terrore. Sparare all’albanese era inevitabile”

Non sorprende che lasci marcire in carcere una ragazza stuprata da un immigrato.

Tornando a Massimo Zen: se tutti i carabinieri e poliziotti si rifiutassero uno dopo l’altro di eseguire l’arresto e la traduzione in carcere, cosa potrebbero fare i magistrati? Nulla. Ma è la stessa cosa che ci chiediamo quando parliamo di Guardia costiera e sbarchi.

Dire che seguite gli ordini non vi assolve. Siete complici di uno Stato che perseguita i propri cittadini. Portare in carcere un uomo innocente che si è difeso da un branco di ladri stranieri è illegittimo anche se legale. Perché è legale solo perché questo Stato ha legalizzato l’ingiustizia.




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