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Sciacalli immigrati da tutta Italia in Emilia Romagna per razziare case alluvionate: altri fermati
Non solo non vengono giustiziati sul posto, come avveniva in altri tempi. Neanche li arrestano. Perché possono arrestarli solo se uno delle forze dell’ordine li vede mentre rubano. Lo Stato italiano è una barzelletta.
La sua abitazione si trova in via Boccaccio a Biancanigo, frazione a un soffio da Castel Bolognese. Esattamente tra il fiume Senio e un canale, “e sono esondati tutti e due…”. Ecco perché Enrico Montanari, 48 anni, operaio alla Cisa di Faenza e da ragazzo carabiniere ausiliario, domenica si trovava di gran lena a spalare fango e acqua. All’esterno aveva radunato mobili e vari oggetti fradici per lasciare che si asciugassero un poco al sole di maggio finalmente rinato. Cose comuni, di quelle necessarie alla vita di tutti i giorni ma sulle quali si è concentrata l’attenzione di tre malintenzionati. Ed è stato proprio il 48enne alla fine ad aiutare i carabinieri della locale Stazione, ben piazzati per i servizi anti-sciacallaggio, a identificare i tre sospettati e a denunciarli a piede libero (si era fuori dalla flagranza di reato) per tentata rapina impropria.
Si tratta di un uomo, di una donna e di un minorenne originari dell’est europeo. “Saranno state le 17.40 – racconta Enrico – quando mio cognato e io abbiamo notato queste tre persone che ci hanno insospettito: erano a piedi e stavano osservando il fiume. Poi ho guardato meglio e ho notato un borsone pieno di utensili da cucina miei…Se me li avessero chiesti, magari glieli avrei pure dati. Ma lo sciacallaggio proprio no!”. E allora di getto ha affrontato quello che stringeva il borsone in mano, però “mi ha dato uno spintone e se ne è andato. A quel punto ho tirato fuori il cellulare e ho cercato di fotografare il ragazzino: ma mi ha graffiato e mi ha spinto nel fango prima di fuggire”. Una volta refertato in ospedale, il 48enne è stato dimesso con una prognosi di un paio di giorni: “Sarei anche riuscito a reagire in condizioni normali: ma sono stanco, è giorni che lavoro e ho pure un po’ di febbre”.
Di fatto poco dopo quando in auto stava per andare verso Faenza, ecco che all’ingresso dell’abitato di Castel Bolognese ha notato la donna: “Sono subito andato verso di lei e l’ho cinturata: si dimenava come un cinghiale, sono venuti altri ad aiutarmi. Sono stato attento a non farle del male: anzi, le ho praticamente evitato il linciaggio…Sì perché le persone che stavano lavorando alle abitazioni allagate, quando hanno capito cosa era successo, hanno iniziato ad arrabbiarsi parecchio”. A quel punto sono arrivati anche i militari ed è stato recuperato il sacco della refurtiva in precedenza lasciato per strada. E mentre stavano andando verso la caserma per l’identificazione e la denuncia formale, ecco l’ultimo sussulto della vicenda con sorpresa finale: “In una via ho intravisto il ragazzino che mi aveva spinto a terra. L’ho riconosciuto subito e l’ho rincorso ma lui si è rifugiato in un’abitazione. Ho poi realizzato che si trattava del figlio dell’uomo con il borsone in mano, che i tre erano di origine albanese arrivati da Bologna e che quella era la casa di una famiglia del posto che li aveva ospitati. Il padrone di casa, in lacrime, mi ha chiesto scusa”.
L’episodio, purtroppo, non è isolato.
11 and fa la stessa cosa con il terremoto dell’Emilia. A venire a prendere la pappa cotta e rubare sono i primi, ma ad aiutare sono gli ultimi degli ultimi. Ai romagnoli ci piace la sinistra…..
evitato di farle male
evitato il linciaggio
ma che minchia di merda di uomo e?
fanno bene a rubarvi tutto perché siete teste di cazzo
io personalmente a quello sul fiume lo avrei manganellato e dopo anche la donna e me ne sbatto la minchia