Marocchina che ha tentato di rapire bimbo a Milano vive in casa popolare – VIDEO ARRESTO

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MAROCCHINA TENTA DI RAPIRE BIMBO A MILANO: SALVATA DAL PADRE

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“Non mi importa nulla del tuo bambino, io ne ho già uno mio, l’ho partorito io…”. Tardo pomeriggio di domenica, piazza Gae Aulenti. Il centro di gravità permanente di Porta Nuova è pieno di famiglie e turisti, che si godono la giornata soleggiata all’ombra dei grattacieli. Qualcosa stona nella folla: c’è un uomo che ha preso a seguire una ragazza, non vuole che si allontani. Appena vede i carabinieri, lei capisce che li ha chiamati lui, si gira di scatto e farfuglia poche parole che probabilmente svelano in parte il movente di un gesto insensato: “Io un bambino ce l’ho già…”. E invece quella frase, stando a quanto risulta al Giorno, va pronunciata all’imperfetto: ce l’aveva, ma l’affidamento le sarebbe stato tolto per i conclamati problemi psichiatrici e l’incapacità di accudirlo.

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Ora R.B. , ventunenne nata a Genova da genitori di origine marocchina e residente in uno degli stabili popolari più problematici del quartiere San Siro, dovrà rispondere della grave accusa di sequestro di persona, per aver cercato di rapire un bambino di due anni sotto gli occhi del papà.

Ore 18.30: il piccolo sta giocando con il fratellino di sette anni e con il figlio di otto anni di un’amica dei genitori. La madre quarantaduenne è appena entrata in gelateria; il padre quarantunenne sorveglia i bimbi a una distanza di una decina di metri, senza mai perderli di vista. A un certo punto, si materializzano dal nulla due giovani donne: una è R.B., che dice qualcosa al più piccolo e gli sorride. All’improvviso si china su di lui, lo prende in braccio e comincia a camminare in direzione delle scale mobili che portano agli ingressi della stazione Garibaldi e alla fermata della metropolitana. Dopo un attimo di incredulità, il padre del bambino inizia a urlare: “Cosa fai? Mettilo giù, mettilo giù subito”.

La ventunenne non se lo fa ripetere: lascia il bambino e prova ad abbozzare una spiegazione che non sta in piedi (“Era solo uno scherzo”). Finita? No, perché il quarantunenne chiama il 112 e resta al telefono con l’operatore, continuando a pedinare la ragazza e dando informazioni in tempo reale alle forze dell’ordine.