Africani organizzano nuovi stupri di gruppo a Peschiera per il 2 giugno: “Peschiera Africa” – VIDEO

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I figli degli immigrati, che si stanno prendendo la nostra cittadinanza, sono la più grande minaccia al nostro futuro:

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Sanno che saranno impuniti:

Stupri etnici sul treno: giudici graziano i 30 stupratori stranieri di Peschiera

Abrogare i ricongiungimenti familiari. Tornare allo ius sanguinis.




2 pensieri su “Africani organizzano nuovi stupri di gruppo a Peschiera per il 2 giugno: “Peschiera Africa” – VIDEO”

  1. Noi Italiani dobbiamo guarire dal truculento culto dell’apolidia, in tutta la Storia nazionale mai stato così furiosamente italicida:

    ://www.ilsaggiatore.com/libro/accogliamoli-tutti

    Fu essa [la lingua latina], infatti, a educare quelle genti e quei popoli in tutte le arti liberali; fu essa a insegnare loro le ottime leggi; fu essa ad aprir loro la strada ad ogni sapienza; fu essa infine a liberarli dalla barbarie. Perciò qual giusto estimatore di beni non preferirà coloro che si resero illustri nel culto delle sacre lettere a quanti lo furono conducendo orribili guerre? Uomini regi chiamerai questi, ma dirai giustamente divini quelli […] Grande è dunque il mistero sacro della lingua latina! Grande senza dubbio la sua divina potenza! E tale lingua presso gli stranieri, presso i barbari [ma la lingua latina non aveva liberato gli stranieri dalla barbarie?!?!], presso i nemici [nemici che dobbiamo far progredire!!!], viene custodita piamente e religiosamente da così tanti secoli che noi Romani non dobbiamo dolerci, ma gloriarci dinnanzi all’intero mondo che ci ascolta. Perdemmo […] il regno e il potere [perché Noi Italici ci deresponsabilizzammo orrendamente, regredimmo atrocemente], anche se non per colpa nostra, ma a causa dei tempi: eppure con questo più splendido dominio noi continuiamo a regnare in tanta parte del mondo. Nostra è l’Italia, nostra la Gallia, nostra la Spagna, la Germania, la Pannonia, la Dalmazia, l’Illirico e molte altre nazioni, poiché l’impero romano è dovunque impera la lingua di Roma.”
    Lorenzo Valla, Elegantie latine lingue, (edizione Regoliosi, pagine 121-2)

    Il cultore dell’apolidia Lorenzo Valla ha scritto questo delirio apolidista negli anni trenta del Quattrocento.
    Lorenzo Valla mi sembra perfino più furente di Plinio il Vecchio.
    Truculenta demenza persistente nonostante i cruentissimi orrori del declino e della caduta degl’imperi!
    Truculenta pazzia persistente nonostante le sanguinosissime atrocità delle invasioni straniere medioevali, moderne e contemporanee.
    Noi Italiani dobbiamo guarire da questa truculenta e spregevole infantilità italicida!
    Noi Italiani dobbiamo liberarci una volta per tutte di quest’orrida follia italicida!

    «La terra [l’Italia] che è figlia e al tempo stesso madre di tutte le altre terre, prescelta dagli dèi […], per riunire imperi divisi, per addolcire i costumi, per unificare, colla diffusione della sua lingua, i linguaggi discordi e rozzi di tanti popoli e portare la cultura all’uomo e divenire in breve tempo l’unica patria di tutti i popoli di tutto il mondo
    Plinio il Vecchio, Storia naturale, III, 38-40

    L’italicida fardello dell’italico.

    «e ancora altre erbe da altre zone: erbe che vengono importate ed esportate in ogni parte del globo a beneficio della salute degli uomini, grazie alla sconfinata maestà della pace romana, che fa conoscere tra loro non solo gli uomini di terre e stirpi diverse, ma anche le montagne e le loro cime che sconfinano nelle nubi, e i loro prodotti, e anche le erbe!»
    XXVII, 3

    Ma c’è una caratteristica che più di tutte merita di essere osservata e ammirata, poiché al mondo non esiste niente di simile […] avendo distinto in due parti tutti gli abitanti dell’impero – e dicendo impero ho detto l’ecumeneovunque avete reso partecipi alla vita politica o addirittura facenti parte del vostro stesso popolo tutti gli uomini […] li avete resi sudditi e sottoposti al vostro governo […] Un unico impero universale, sotto un unico uomo, il miglior capo e ordinatore [il quale di tutte le questioni più importanti si deve occupare al posto nostro; furente apologia dell’atroce regressione all’infantilità più completa], tutti si riuniscono come in un foro comune, ciascuno per ricevere ciò che gli serve. Ciò che è una città per i suoi confini e per il suo territorio, questo è oggi Roma per tutta l’ecumene, come se fosse stata proclamata patria comune di tutti i popoli, così che si potrebbe dire che si riuniscono in questa unica acropoli tutti i perieci o quelli che, ripartiti in demi, abitavano in un altro territorio. Roma non ha mai respinto nessuno.”
    Historia Augusta, Uita Adriani, XXVI, 5.

    Questo è l’orridissimo errore primordiale!
    Orridissimo errore che dev’essere totalmente eliminato!

    Questa fanatica laude d’apolidia (di Elio Sparziano? di un autore di epoca teodosiana?) è un inno all’atroce regressione alla dipendenza infantile più completa!
    Alla più italicida infantilità!
    È un panegirico furente alla totale italicida deresponsabilizzazione di massa!

    Orosio, subito dopo essere fuggito in Africa dall’invasione visigotica dell’Iberia, nel 414, si dichiarò, con convinta demenza, apolide:
    «L’ampiezza dell’Oriente, l’abbondanza del Settentrione, la vastità del Meridione, le fertilissime e sicurissime sedi delle grandi isole hanno le mie leggi e il mio nome, poiché romano e cristiano giungo tra romani e cristiani. […] Un unico Dio, che ha voluto quest’unità del regno per i tempi in cui gli è piaciuto manifestarsi, da tutti è amato e temuto; le medesime leggi, sottoposte a un unico Dio, regnano ovunque; dovunque giungerò, sconosciuto, non avrò da temere violenza improvvisa come chi è senza protezione. Tra romani, come ho detto, romano, tra cristiani cristiano, tra uomini uomo, mi appello allo Stato in base alle leggi, alla coscienza in virtù della fede, alla natura in nome dell’uguaglianza
    Storie contro i pagani, V, 2, 3-6.

    «Prestami ascolto, bellissima regina del mondo
    interamente tuo,
    accolta fra le celesti, Roma, volte stellate.
    […]
    Potrà piuttosto scellerato oblio affondare il sole
    prima che il tuo splendore svanisca dal nostro cuore,
    perché diffondi grazie pari ai raggi del sole
    per ogni terra, fino all’Oceano che ci fluttua
    intorno.
    Per te si volge lo stesso Febo che tutto abbraccia
    e i suoi cavalli, sorti da te, in te ripone;
    non ti fermò, sabbia di fuoco, la Libia,
    né ti respinse, armata del suo gelo, l’Orsa:
    quanto si estese fra i poli, propizia alla vita, la natura
    tanto si aprì la terra al tuo valore.
    Hai fatto di genti diverse una sola patria,
    la tua conquista ha giovato a chi viveva senza leggi:
    offrendo ai vinti l’unione nel tuo diritto
    hai reso l’orbe diviso unica Urbe.
    […]
    così anche tu, che abbracci il mondo con trionfi
    che portano leggi
    e fai che tutto viva sotto un comune patto.
    Te, dea, celebra te, romano ogni angolo della terra
    portando sul libero collo
    [pazzo furentissimo!!! Noi Italici ci siamo automessi il giogo sul nostro stesso collo!!!] un pacifico giogo.
    Tutte le stelle nelle loro orbite eterne
    non hanno visto mai impero più bello.
    Ne avevano congiunto uno simile gli Assiri
    quando i Medi piegarono i loro confinanti?
    I grandi re dei Parti e i tiranni Macedoni
    si conquistarono gli uni gli altri con sorti alterne.
    Né tu, nascendo, avevi più animi e braccia
    ma più saggezza e più discernimento:
    per guerre giuste e una pace non superba
    la tua nobile gloria ha attinto la più alta potenza.
    Tu regni e, ciò che vale ancor di più, meriti il regno:
    tutte le grandi imprese superi con le tue

    Rutilio Namaziano, Il ritorno, versi 47-92.

    Ricordate il contesto storico in cui furono scritti questi italicidi deliri:
    ://www.treccani.it/enciclopedia/visigoti#:~:text=a%20saccheggiare%20per%20tre%20giorni%20Roma%20(410).%20In%20un%E2%80%99Italia%20ridotta%20alla%20carestia

    Da questi brani di Giovanni Papini si evince molto bene l’orrido errore primordiale, dalla cui correzione dipende la Salvezza d’Italia:
    Civiltà italiana non vuol dire xenofobia cinese nè particolarismo provinciale. L’Italia ha superato il puro Nazionalismo [ossia il vero Nazionalismo] per giungere all’Impero [per degenerare nell’italicida impero]; ha dato a ogni popolo, colla Chiesa la luce della fede e col Rinascimento la luce dell’arte.
    Di tribù disperse e di nazioni stanche, di popoli silvestri e di relitti d’imperi fece altrettanti convitati della «Civitas», associati alla sua grandezza; i ribelli ricondusse all’intelligenza della legge, gli eretici alla pace dell’unità, i tiepidi all’incendio dell’amore. Non a caso la metropoli della religione universale fu designata e stabilita nel centro medesimo di questa terra che non è soltanto la patria nostra ma di tutti coloro che credono nella verità divina e nella grandezza umana.
    […]
    uno dei segreti dell’anima […] universalista del popolo italiano
    .”
    Italia mia, Vallecchi, Firenze, 1941, pagine 51-3.

    L’italicida apolidismo sia definitivamente profligato nell’animo degl’Italici redempti!!
    L’italicida meticcionismo sia totalmente espulso dall’animo degl’Italici redempti!!

    Perchè lo spirito italiano fu portato sempre a sentire e a pensare universalmente, ad assumere missioni europee o addirittura terriane. Gl’imperatori accordarono la cittadinanza romana ai popoli più lontani; la Chiesa Romana ha sempre voluto esser cattolica cioè universale
    Ibidem, pagina 140.

    «Modelleranno gli altri con grazia maggiore il bronzo spirante di vita
    (lo credo di certo), e vivi ricaveranno dal marmo i volti;
    peroreranno meglio le cause, e i movimenti celesti
    disegneranno colla canna, e il sorgere degli astri prediranno:
    tu, o Romano, ricorda di governare i popoli:
    queste saranno le tue arti, e d’imporre la civiltà colla pace,
    risparmiare gli arresi e sconfig gere i ribelli

    Virgilio, Eneide, VI 847-53

    Vergilio, Plinio il Vecchio, Orosio, Rutilio Namaziano, Lorenzo Valla, Giovanni Papini erano tutti meticcionisti!

    Vergilio, Plinio il Vecchio, Orosio, Rutilio Namaziano, Lorenzo Valla, Giovanni Papini erano tutti apolidisti!

    Questi spaventosi pazzi appelliamoli apolidisti.
    L’italicida apolidismo è il truculento culto dell’apolidia.

    Gli ausvizzatori orchi meticcionisti negano l’esistenza degl’Italiani!
    Negano l’esistenza degli uomini!
    Sono beluini tanatofili!

    Italia Eterna: Gian Rinaldo Carli, il primo teorico moderno dell’unità politica nazionale
    ://www.ilprimatonazionale.it/cultura/italia-eterna-gian-rinaldo-carli-unita-politica-nazionale-152894/

    “Divenghiamo pertanto tutti di nuovo Italiani, per non cessar d’essere uomini”

  2. Venne il proclama del «grido di fede incrollabile nei destini dell’Italia», cioè nell’esercito, e le cose mutarono di parecchio.
    […]
    il solo forse che non perdette mai la fiducia in noi combattenti fu proprio il nostro re
    [Vittorio Emanuele III], e ciò proprio perché egli conosceva profondamente l’anima del popolo italiano.
    Vengono ancora i brividi, quando si pensa alle scene che si sono svolte sotto i nostri occhi dopo la nostra disfatta dell’ottobre scorso. La paurosa fiumana di gente che scendeva verso la pianura dopo la rottura del fronte pareva una popolazione sfuggita ad un cataclisma apocalittico. Tutto pareva crollasse intorno a noi, pareva la fine di tutto…
    Bisognava avere una fede veramente incrollabile, mistica quasi, nei destini del nostro paese, per credere, in quel momento, che vi era ancora la possibilità di riprendersi, anzi addirittura di vincere.
    Eppure quel proclama di Peschiera ha potentemente contribuito a compiere il miracolo
    .”
    Silvio Scaroni, Battaglie nel cielo, Longanesi & C., 1971, pagina 89.

    ://www.raiplay.it/video/2020/03/cronache-dallantichit-dal-mito-alla-storia-p4-cf658b12-f5aa-4016-82bd-0c31ae1a6549.html

    Che simmetria!

    Qualsiasi altro popolo, dopo Canne e dopo Caporetto, sarebbe stato completamente distrutto!
    Noi Italiani resistemmo a gigantesche catastrofi, dopo cui vi fu Zama e Vittorio Veneto, perché nei nostri cuori dimora la Martialitas Optima Maxima.

    Nessuna forza umana è capace di resistere alle armi italiche!

    Sappiamo salvarci e trionfare anche sull’orlo della tomba!

    mansuescere corda
    nescia, pro Superi! et nil non immite parata
    gens Italum pro laude pati

    la stirpe degl’Italici non sa ammansire il proprio animo
    o Dei! e non c’è niente di atroce che non sia pronta ad affrontare per la gloria

    Silio Italico, Le guerre puniche, versi 490-2.

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