E’ nostro diritto, anzi dovere, difendere l’etnia italiana dalla più grande minaccia: l’immigrazione
Si torna a parlare di razza, etnia e identità. E di difendere l’etnia italiana dalla più grande minaccia: l’immigrazione.
L’integrazione è la resa di un’intera società al nemico esterno che lentamente, e nemmeno tanto lentamente, si insinua nel tessuto sociale autoctono. Indebolendolo, come un virus.
E tornando dal globale all’individuale, questo vuol dire l’insinuarsi di elementi bioculturalmente (neologismo) estranei, nelle nostre famiglie.
E’ questo l’obiettivo di chi comanda: scardinare la società dal suo interno, inoculando il ‘caos etnico’ all’interno della componente fondamentale della società, la famiglia.
Sanno che questo e’ l’unico modo per distruggere le identita’ etniche di popoli europei: ‘bastardizzarli’. E per giungere a questo risultato non esitano ad imporre la presenza di immigrati in ogni ambito di socializzazione: scuole e asili compresi.
I vostri figli sono, per chi detiene il potere, cavie del loro laboratorio multietnico. Vogliono costruire la società e l’uomo nuovo.
La società globale e consumista. E per ottenere questo, devono abbatter le resistenze. Le Identita’.
E l’integrazione e’ la loro arma piu’ efficace, una manovra di aggiramento davanti allo schieramento difensivo della societa’.
Se ci riusciranno, pochi individui ricchissimi domineranno masse sterminate di meticci inconsapevoli e insoddisfatti.
Nel frattempo, in questa fase che loro sperano sia di transizione, il loro esperimento semina lutti e tragedie personali.
Lottare per la propria terra e la propria identita’, significa anche respingere l’arma suadente e suicida dell’integrazione. Significa non frequentare immigrati, non consentirne l’ingresso nell’ambito sacro delle nostre famiglie. Significa opporsi all’integrazioine forzata nelle nostre scuole.
Altrimenti, tutto e’ perduto. Per sempre, perche’ una volta sfregiata, l’identita’ bioculturale di una famiglia e di un popolo, e’ perduta per sempre. Non torna. Non può essere restituita alla propria purezza originaria.
La loro integrazione, e’ il nostro patibolo.
Il problema della natalità bassa, che è comune a tutte le popolazioni moderne, non sarebbe tale se non ci fosse l’immigrazione. Diventa tale solo perché i globalisti vogliono utilizzarla per distruggere le etnie e quindi le differenze.
Negano l’esistenza degli italiani come facevano i globalisti del tempo prima dell’unità d’Italia. Che veniva definita, dai globalisti d’allora, una ‘espressione geografica’.
In realtà gli italiani di oggi, o italici se preferite, sono i discendenti di chi abitava queste terre già millenni fa. L’Italia esiste dal tempo di Augusto. Le popolazioni che l’abitano sono sostanzialmente le stesse che l’abitavano prima della nascita di Roma.
I Padri del Risorgimento erano strenui difensori dell’etnia italiana. Sapevano che un africano non poteva mai essere definito italiano. Come, del resto, un italiano africano: e che un uomo rimane tale anche se si veste da donna.
In questo Salvini, Meloni e tutta la destra attuale sono profondamente timidi. Difendono la legge attuale sulla cittadinanza ad esempio, ma è una battaglia di retroguardia che, tra l’altro, non poggia su basi ideali e logiche: o si torna allo ius sanguinis o siamo perduti. E se pensi che un africano possa diventare ‘italiano’ a 18 anni, non si vede perché non lo possa essere a 10. Se è solo una questione di tempo, non ci sono difese culturale all’offensiva entropica della sinistra culturale.
Bisogna dirlo alto e forte, senza timore: non esistono italiani non di sangue. E non è razzismo: è l’ordine naturale delle cose.
Quel ‘manifesto’ lo hanno scritto nel Risorgimento.
Mazzini contro Ius Soli: “Lingua, Terra e Razza fanno un Italiano”
E non è normale che figli di stranieri frequentino in massa scuole italiane. Alleviamo le serpi in seno.
Secondo Mazzini la nazione è imperniata su di “una appartenenza ascrittiva (cioè dovuta a fattori che prescindono dalla scelta del singolo individuo); l’essenza biologica che connota l’appartenenza ad una stessa comunità (la medesima fisionomia); i caratteri culturali (la lingua) e naturali (il suolo) che le sono propri”.
Un vero e proprio ‘razzista biologico’ direbbero oggi i seguaci di Schlein.
I padri della Patria erano dei ‘razzisti’. O forse, più semplicemente, sono quelli oggi abusivamente al potere ad essere dei pervertiti, che sovvertono la natura per piegarla ai propri loschi interessi elettorali.
Perché i patrioti del Risorgimento sapevano che doveva essere fatta l’Italia, ma che gli Italiani la pre-esistevano in quanto popolo, etnia. Fatta di sangue e cultura. Da secoli. Dall’epoca di Augusto. Il luogo dove erano nati li aveva plasmati, nei millenni. Non sei medico solo perché nasci in ospedale.
E non è solo Mazzini.
Manzoni (“una [l’Italia] d’arme, di lingua, d’altare /Di memorie, di sangue e di cor”), a Gioberti (“v’ha bensì un’Italia e una stirpe italiana congiunta di sangue, di religione, di lingua scritta ed illustre”) fino a Francesco De Sanctis (“saremo una nazione di ventisei milioni di uomini, una di lingua, di religione, di memorie, di coltura, d’ingegno e di tipo”) e Cavour (“una [l’Italia] la rendono la stirpe, la lingua, la religione, le memorie degli strazi sopportati e le speranze dell’intiero riscatto”).
Terra. Sangue. Cultura. Sono elementi inscindibili. L’idea che li sottende non è negoziabile. Non è mutabile per legge.
Quando si discusse in parlamento le norme sulla cittadinanza, un altro patriota, Stanislao Mancini disse: “l’uomo nasce membro di una famiglia, e la nazione essendo un aggregato di famiglie, egli è cittadino di quella nazione a cui appartengono il padre suo, la sua famiglia. Il luogo dove si nasce, quello dove si ha domicilio o dimora, non hanno valore né significato. E sia lode al novello Codice, il quale ha reso omaggio a questo grande principio pronunciando essere italiano chi nasce, in qualunque luogo, da padre italiano, cioè di famiglia italiana”.
Perché ‘chi sei’ non dipende da una tua scelta. E’ una realtà oggettiva. Esattamente come l’essere maschio o femmina. Anche questo concetto sotto l’attacco dell’entropia moderna. Perché vogliono l’uomo senza identità. Il suddito perfetto.
Avranno la guerra. Perché alcuni non si arrendono. E non si arrenderanno mai.
All’Italia serve un nazionalismo biologico, un nazionalismo genetico.
L’italianismo biologico! l’italianismo genetico!
Ch’esalti la sublime santità della nostra purezza genetica!
Ch’esalti la sublime santità della purezza genetica della valentissima stirpe italica!
All’Italia serve guarire dal culto dell’apolidia:
”Fu essa [la lingua latina], infatti, a educare quelle genti e quei popoli in tutte le arti liberali; fu essa a insegnare loro le ottime leggi; fu essa ad aprir loro la strada ad ogni sapienza; fu essa infine a liberarli dalla barbarie. Perciò qual giusto estimatore di beni non preferirà coloro che si resero illustri nel culto delle sacre lettere a quanti lo furono conducendo orribili guerre? Uomini regi chiamerai questi, ma dirai giustamente divini quelli […] Grande è dunque il mistero sacro della lingua latina! Grande senza dubbio la sua divina potenza! E tale lingua presso gli stranieri, presso i barbari [ma la lingua latina non aveva liberato gli stranieri dalla barbarie?], presso i nemici [nemici che dobbiamo far progredire!!], viene custodita piamente e religiosamente da così tanti secoli che noi Romani non dobbiamo dolerci, ma gloriarci dinnanzi all’intero mondo che ci ascolta. Perdemmo […] il regno e il potere, anche se non per colpa nostra, ma a causa dei tempi: eppure con questo più splendido dominio noi continuiamo a regnare in tanta parte del mondo. Nostra è l’Italia, nostra la Gallia, nostra la Spagna, la Germania, la Pannonia, la Dalmazia, l’Illirico e molte altre nazioni, poiché l’impero romano è dovunque impera la lingua di Roma.”
Lorenzo Valla, Elegantie latine lingue, (edizione Regoliosi, pagine 121-2)
Il cultore dell’apolidia Lorenzo Valla ha scritto questo delirio universalista negli anni trenta del Quattrocento.
Lorenzo Valla mi sembra perfino più furente di Plinio il Vecchio.
Una truculenta follia italicida che si trasmette di generazione in generazione!
Truculenta demenza che si è persistente nonostante i cruentissimi orrori del declino e della caduta dell’impero!
Truculenta pazzia persistente nonostante le sanguinosissime atrocità delle invasioni straniere nel medioevo, nell’età moderna e nella contemporaneità.
Noi Italiani dobbiamo guarire da questa truculenta e spregevole infantilità italicida!
Noi Italiani dobbiamo liberarci una volta per tutte di quest’orrida follia italicida!
«La terra [l’Italia] che è figlia e al tempo stesso madre di tutte le altre terre, prescelta dagli dèi […], per riunire imperi divisi, per addolcire i costumi, per unificare, colla diffusione della sua lingua, i linguaggi discordi e rozzi di tanti popoli e portare la cultura all’uomo e divenire in breve tempo l’unica patria di tutti i popoli di tutto il mondo.»
Plinio il Vecchio, Storia naturale, III, 38-40
«e ancora altre erbe da altre zone: erbe che vengono importate ed esportate in ogni parte del globo a beneficio della salute degli uomini, grazie alla sconfinata maestà della pace romana, che fa conoscere tra loro non solo gli uomini di terre e stirpi diverse, ma anche le montagne e le loro cime che sconfinano nelle nubi, e i loro prodotti, e anche le erbe!»
XXVII, 3
Orosio, subito dopo essere fuggito in Africa dall’invasione visigotica dell’Iberia, nel 414, si dichiarò, con convinta demenza, apolide:
«L’ampiezza dell’Oriente, l’abbondanza del Settentrione, la vastità del Meridione, le fertilissime e sicurissime sedi delle grandi isole hanno le mie leggi e il mio nome, poiché romano e cristiano giungo tra romani e cristiani. […] Un unico Dio, che ha voluto quest’unità del regno per i tempi in cui gli è piaciuto manifestarsi, da tutti è amato e temuto; le medesime leggi, sottoposte a un unico Dio, regnano ovunque; dovunque giungerò, sconosciuto, non avrò da temere violenza improvvisa come chi è senza protezione. Tra romani, come ho detto, romano, tra cristiani cristiano, tra uomini uomo, mi appello allo Stato in base alle leggi, alla coscienza in virtù della fede, alla natura in nome dell’uguaglianza.»
Storie contro i pagani, V, 2, 3-6.
«Prestami ascolto, bellissima regina del mondo
interamente tuo,
accolta fra le celesti, Roma, volte stellate.
[…]
Potrà piuttosto scellerato oblio affondare il sole
prima che il tuo splendore svanisca dal nostro cuore,
perché diffondi grazie pari ai raggi del sole
per ogni terra, fino all’Oceano che ci fluttua
intorno.
Per te si volge lo stesso Febo che tutto abbraccia
e i suoi cavalli, sorti da te, in te ripone;
non ti fermò, sabbia di fuoco, la Libia,
né ti respinse, armata del suo gelo, l’Orsa:
quanto si estese fra i poli, propizia alla vita, la natura
tanto si aprì la terra al tuo valore.
Hai fatto di genti diverse una sola patria,
la tua conquista ha giovato a chi viveva senza leggi:
offrendo ai vinti l’unione nel tuo diritto
hai reso l’orbe diviso unica Urbe.
[…]
così anche tu, che abbracci il mondo con trionfi
che portano leggi
e fai che tutto viva sotto un comune patto.
Te, dea, celebra te, romano ogni angolo della terra
portando sul libero collo [pazzo furentissimo!!! Noi Italici ci siamo messi il giogo sul nostro stesso collo!!!] un pacifico giogo.
Tutte le stelle nelle loro orbite eterne
non hanno visto mai impero più bello.
Ne avevano congiunto uno simile gli Assiri
quando i Medi piegarono i loro confinanti?
I grandi re dei Parti e i tiranni Macedoni
si conquistarono gli uni gli altri con sorti alterne.
Né tu, nascendo, avevi più animi e braccia
ma più saggezza e più discernimento:
per guerre giuste e una pace non superba
la tua nobile gloria ha attinto la più alta potenza.
Tu regni e, ciò che vale ancor di più, meriti il regno:
tutte le grandi imprese superi con le tue.»
Rutilio Namaziano, Il ritorno, versi 47-92.
Ricordate il contesto storico in cui furono scritti questi orrendi deliri:
://www.treccani.it/enciclopedia/visigoti#:~:text=a%20saccheggiare%20per%20tre%20giorni%20Roma%20(410).%20In%20un%E2%80%99Italia%20ridotta%20alla%20carestia
Da questi brani di Giovanni Papini si evince molto bene l’orrido errore primordiale, dalla cui correzione dipende la Salvezza d’Italia:
”Civiltà italiana non vuol dire xenofobia cinese nè particolarismo provinciale. L’Italia ha superato il puro Nazionalismo [ossia il vero Nazionalismo] per giungere all’Impero; ha dato a ogni popolo, colla Chiesa la luce della fede e col Rinascimento la luce dell’arte.
Di tribù disperse e di nazioni stanche, di popoli silvestri e di relitti d’imperi fece altrettanti convitati della «Civitas», associati alla sua grandezza; i ribelli ricondusse all’intelligenza della legge, gli eretici alla pace dell’unità, i tiepidi all’incendio dell’amore. Non a caso la metropoli della religione universale fu designata e stabilita nel centro medesimo di questa terra che non è soltanto la patria nostra ma di tutti coloro che credono nella verità divina e nella grandezza umana.
[…]
uno dei segreti dell’anima […] universalista del popolo italiano.”
Italia mia, Vallecchi, Firenze, 1941, pagine 51-3.
”Perchè lo spirito italiano fu portato sempre a sentire e a pensare universalmente, ad assumere missioni europee o addirittura terriane. Gl’imperatori accordarono la cittadinanza romana ai popoli più lontani;la Chiesa Romana ha sempre voluto esser cattolica cioè universale”
Ibidem, pagina 140.
«Modelleranno gli altri con grazia maggiore il bronzo spirante di vita
(lo credo di certo), e vivi ricaveranno dal marmo i volti;
peroreranno meglio le cause, e i movimenti celesti
disegneranno con la canna, e il sorgere degli astri prediranno:
tu, o Romano, ricorda di governare i popoli:
queste saranno le tue arti, e d’imporre la civiltà con la pace,
risparmiare gli arresi e sconfig gere i ribelli.»
Virgilio, Eneide, VI 847-53; traduzione di Carlo Carena, Torino, UTET, 1971
Vergilio, Plinio il Vecchio, Orosio, Rutilio Namaziano, Lorenzo Valla, Giovanni Papini erano tutti meticcionisti!
Vergilio, Plinio il Vecchio, Orosio, Rutilio Namaziano, Lorenzo Valla, Giovanni Papini erano tutti apolidisti!
Questi spaventosi folli potremmo chiamarli apolidisti.
L’apolidismo è il culto dell’apolidia.
È molto più persuasivo di ”imperialista” o di ”universalista”.
Gli ausvizzatori orchi meticcionisti negano l’esistenza degl’Italiani!
Negano l’esistenza degli uomini!
Sono beluini tanatofili!
Italia Eterna: Gian Rinaldo Carli, il primo teorico moderno dell’unità politica nazionale
://www.ilprimatonazionale.it/cultura/italia-eterna-gian-rinaldo-carli-unita-politica-nazionale-152894/
“Divenghiamo pertanto tutti di nuovo Italiani, per non cessar d’essere uomini”