Sono praticamente solo gli stranieri, zingari, a dedicarsi a questa attività, che pare anche essere redditizia e che trova ampie maglie per operare grazie ai varchi aperti dalla riforma Cartabia.
A Venezia un borseggiatore ha potuto agire liberamente, nonostante sia stato colto in flagranza dalle vittime. Monica Poli, consigliere di municipalità della Lega a Venezia e componente del comitato Cittadini non distratti, ha filmato l’uomo e raccontato. Il borseggiatore rom di cittadinanza rumena ha sbeffeggiato le sue vittime sbottonandosi il pantalone e brandendo le sue parti intime in segno di sfida.
Rubano e restano impuniti. Per le bande di borseggiatrici e borseggiatori la vita è diventata più semplice dopo la riforma Cartabia. Talmente semplice che arrestare i ladri per strada è diventato quasi impossibile, a meno che non si verifichino determinate condizioni, che sono però molto rare (ne riferiamo a pagina 10 del fascicolo nazionale).Lunedì sera è accaduto anche di peggio, poiché un borseggiatore preso con le mani nella marmellata dalle stesse vittime, non solo non è stato fermato da nessuno nonostante le chiamate di emergenza, ma ha manifestato tutta la sua tracotanza abbassando la cerniera dei pantaloni e mostrando il pene a chi aveva “osato” redarguirlo e a centinaia di passanti, tra cui anche minorenni.La scena è stata filmata e poco dopo è finita sui social suscitando sdegno e un po’ di ilarità.Monica Poli, consigliera di Municipalità della Lega e componente del comitato Cittadini non distratti, ha filmato con il suo smartphone l’uomo che la sbeffeggiava “brandendo” il pene in segno di sfida mentre una sua amica era al telefono con il 112 i cui operatori che le venivano passati rimpallavano dall’una all’altra forza dell’ordine.ATTI OSCENI«Sarebbero bastati due minuti – attacca – e avrebbero messo fine a quella esibizione. Ma non è intervenuto nessuno. Ora basta, ho chiesto al prefetto di occuparsene perché questa situazione non è più accettabile».Poli non è una persona che parla a vanvera. Parte del suo tempo libero la passa davanti alla stazione ad avvertire della presenza di borseggiatori turisti e pendolari in attesa dei vaporetti. I borseggiatori e le borseggiatrici la conoscono bene e in alcuni casi, in passato, sono arrivati anche allo scontro con lei.«Ero in zona stazione assieme ad altre sette donne e assieme alla figlia di una di loro, che è minorenne racconta – e stavamo accompagnandone alcune a piazzale Roma per prendere l’autobus. All’inizio del ponte di Calatrava, lato stazione, abbiamo sentito che c’era una coppia di giapponesi con bagaglio che stava litigando con un uomo e una donna. Dicevano che lui aveva aperto lo zaino e la borsa al suo interno per rubare il portafogli. Quell’uomo, una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, sembrava alticcio e ha cominciato a inveire contro noi che ci eravamo fermate per capire cosa fosse accaduto. Ci ha detto “Non siete nessuno! Cosa volete? Tanto non mi fanno niente”».SPUTI E INSULTIMentre io lo filmavo e una mia amica chiamava il 112 l’uomo ha iniziato a insultarci, a sputarci addosso e poi ha tirato fuori il suo pene. Alla mia amica avevano passato la Polfer e questa ha risposto che non poteva mandare nessuno. Sarebbero bastati due minuti e la cosa finiva lì. Ho chiamato il 112 anche io, mi hanno assicurato che sarebbe arrivato qualcuno, ma quello ha fatto in tempo ad attraversare gli Scalzi senza che arrivasse nessuno. È grave. Ed è grave che nessuno dei passanti sia intervenuto a darci man forte».Della vicenda si è interessata subito la polizia locale, i cui operatori più esperti hanno capito in pochissimi istanti chi era la persona immortalata dal video. Si tratta di un borseggiatore rumeno della primissima generazione, di quelli che infestano Venezia dagli anni Novanta. Sarà denunciato per atti osceni, l’unico reato che si può provare.Ora, però Poli vuole vederci chiaro per il mancato intervento davanti alla stazione e ha scritto una lettera al Prefetto.«Le telefonate di emergenza sono registrate ed è tutto verificabile – conclude – questa volta voglio capire questa storia del “non è di nostra competenza”. È ora che anche il Parlamento metta una pezza a questa situazione e intervenendo sul testo della Cartabia consenta di nuovo l’arresto di questa gente».
“Ero in zona stazione assieme ad altre sette donne e assieme alla figlia di una di loro, che è minorenne, e stavamo accompagnandone alcune a piazzale Roma per prendere l’autobus”, spiega Poli. Ed è a quel punto che si è resa conto di quanto stava accadendo. Trascorre gran parte del suo tempo libero davanti alla stazione per mettere in guardia i turisti dalla presenza dei borseggiatori, un’attività che ormai è diventata fondamentale, come dimostra quanto accade anche a Milano.
“All’inizio del ponte di Calatrava, lato stazione, abbiamo sentito che c’era una coppia di giapponesi con bagaglio che stava litigando con un uomo e una donna. Dicevano che lui aveva aperto lo zaino e la borsa al suo interno per rubare il portafogli”, prosegue Poli nel suo racconto. E quell’uomo, che era ancora lì, lei lo conosce perché non è nuovo a reati di questo tipo ed è ben noto alle forze dell’ordine.
Il borseggiatore, spiega il consigliere, “sembrava alticcio e ha cominciato a inveire contro noi che ci eravamo fermate per capire cosa fosse accaduto. Ci ha detto: ‘Non siete nessuno! Cosa volete? Tanto non mi fanno niente'”. Una consapevolezza che hanno tutti i borseggiatori in Italia, proprio perché con la riforma Cartabia servono condizioni molto stringenti per arrivare all’arresto. “Mentre io lo filmavo e una mia amica chiamava il 112 l’uomo ha iniziato a insultarci, a sputarci addosso e poi ha tirato fuori il suo pene. Alla mia amica avevano passato la Polfer e questa ha risposto che non poteva mandare nessuno. Sarebbero bastati due minuti e la cosa finiva lì”, prosegue Poli nel suo racconto carico di amarezza. Prima che potessero arrivare le forze dell’ordine, l’uomo è riuscito ad allontanarsi. “Si tratta di un borseggiatore rumeno della primissima generazione, di quelli che infestano Venezia dagli anni Novanta. Sarà denunciato per atti osceni, l’unico reato che si può provare”, conclude sconsolata.
Lo Stato italiano è fallito. Servono milizie popolari per ripristinare l’ordine e la giustizia.
Rubano e restano impuniti, grazie ai coglionazzi che continuano a chiamare le checche in divisa, anzichè frantumargli le ossicine dei polsi.
CAMICIE NERE
ORDINE DISCIPLINA E OBBEDIENZA
🇮🇹🖤🤚