Costrette a chiudersi in casa per non essere stuprate dai migranti: «Qui è un inferno»

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Questi geni chiedono più immigrati, assumono la cameriera marocchina e il lavapiatti bengalese, poi credono che questo non crei una società multietnica in cui cresce la presenza di immigrati per strada. Voi presunti imprenditori siete i primi responsabili del degrado che cresce intorno a voi.

Furti, spaccio, accoltellamenti, stupri e prostituzione. La mancanza di sicurezza intorno alla stazione Termini è arrivata a un livello insostenibile per chi lavora nella zona. E non più solo nelle ore notturne. Molti, gravi episodi di violenza avvengono ormai anche alla luce del giorno. Sempre meno donne vogliono lavorare nella zona, ma il problema si estende a tutti: commercianti, residenti e turisti. A confermarlo è Manuela Mariani, che gestisce l’hotel Igea in via principe Amedeo: «Il portiere che fa l’orario notturno si chiude a chiave all’interno, dice che se fosse un turista avrebbe paura a rientrare tardi». Il suo albergo è sulla stessa strada in cui recentemente una ragazza di 22 anni ha subìto un tentato stupro nell’androne di un palazzo intorno alle 20.30.

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L’imprenditrice aggiunge: «Il risanamento della sicurezza pubblica in questo quartiere sarebbe un vantaggio per l’intera città. Noi come deterrente per l’illegalità abbiamo dotato l’ingresso di una tettoia con diversi fari per illuminare la strada». Evitare le vie che sono al buio è una delle precauzioni prese dalle dipendenti che iniziano a lavorare prima dell’alba o che finiscono il turno dopo il tramonto. Lo racconta Daniela De Silva, dipendente dell’hotel Morgana, in via Filippo Turati, che la sera esce intorno alle 22.30 per avviarsi a casa. «La zona è illuminata male, bisogna sapere dove andare. Lavoro qui da dieci anni, quindi so in quali punti si aggregano i delinquenti», dice, oltre a sottolineare quale sia il comportamento di prudenza che contraddistingue l’uscita dall’alberto: «Cammino sempre velocemente, malgrado il tratto da percorrere fino alla stazione sia breve, e quando è possibile faccio la strada con i colleghi». Roberto Di Rienzo è il titolare della struttura, oltre che vicepresidente del comitato Albergatori romani e presidente del comitato Rinascita Esquilino.

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«Abbiamo anticipato la fine del turno pomeridiano dalle 23 alle 22. Le dipendenti in primis ci chiedono di non lavorare di notte», specifica. E poi osserva, amareggiato: «Alcune si sono già licenziate, altre chiedono il trasferimento in un albergo che gestisco in piazza di Spagna». Ultimamente una delle dipendenti è stata aggredita e minacciata da un uomo alle 6.30, mentre aspettava di entrare in albergo per iniziare il turno. Secondo l’albergatore la situazione si è aggravata durante la pandemia, quando il livello di criminalità è aumentato di pari passo al degrado della zona. Per questo – ricorda – «un mese fa abbiamo inviato una lettera al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per chiedere controlli costanti, ma non è cambiato nulla. Paradossalmente le maxi operazioni ad alto impatto che vengono effettuate dalle forze dell’ordine peggiorano la situazione: chi non riesce a delinquere durante il giorno, la notte è inferocito ed è ancora più pericoloso», sostiene Di Rienzo. Il comitato è intenzionato a rivolgere il grido d’aiuto anche al sindaco Roberto Gualtieri e alla Caritas diocesana. Il disagio di chi lavora in zona Termini lo vive anche Roberto Ghezzi, titolare dell’hotel Charter, gestito insieme al padre Giacomo.

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«Qui davanti (all’incrocio tra via Gioberti e via Filippo Turati, ndr) è un viavai continuo di delinquenti. Sempre le stesse persone che scippano i turisti e che a volte tentano di entrare in albergo. La mattina arrivo alle 6, a quell’ora il quartiere fa paura, perciò mi sento costretto a tenere questo», dice. E fa vedere un bastone di legno che tiene nascosto sotto al desk della reception. L’immagine dell’insicurezza provata dai lavoratori dell’Esquilino.

Vogliono lavoratori a basso costo, poi si lamentano del degrado che creano. E poi perdono i lavoratori italiani. E così cercano altri lavoratori stranieri. E’ un circolo vizioso.

Potete scrivere tutte le letterine che volete a Piantedosi: la sicurezza si crea difendendo le frontiere. Se porti la sporcizia in casa, prima o poi esce dal tappeto.




2 pensieri su “Costrette a chiudersi in casa per non essere stuprate dai migranti: «Qui è un inferno»”

  1. Palermo
    Ait Sicilia
    Ferisce un agente con una coltellata, arrestato a Palermo
    Agente lo aveva fermato alcune settimane fa.

    ANSA) – PALERMO, 29 APR – Un cittadino ivoriano di 23 anni ha aspettato sotto casa un poliziotto che lo aveva arrestato alcune settimane fa e ha ferito con una coltellata l’agente e poi un passante che ha cercato di soccorrerlo.

    L’aggressione è avvenuta nel quartiere Kalsa di Palermo.

     

  2. L’islamizzazione e l’ultrachecchizzazione, in Italia, sono 20 o 30 anni in ritardo confrontate al resto dell’Europa occidentale, oramai perduta.
    Dobbiamo approfittare al massimo di questo preziosissimo, vitalissimo vantaggio.

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