Africani massacrano anziani, spezzano femore a donna: «Ora non esco più di casa»

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«Dopo quell’aggressione mia madre non è stata più la stessa. Non solo per il femore rotto, ma soprattutto per la paura che le è rimasta addosso. Prima era lucida e in salute, dopo ha avuto un tracollo». Francesco Piras è il figlio di una delle vittime rapinate dalla gang del Biscione. E’ lui a riportare le parole ancora di sgomento e paura della madre. La banda strappava ori e collanine agli anziani e li rivendeva ai Compro Oro per pagarsi le vacanze al mare, in hotel a 4 stelle da Jesolo o Caorle e procurarsi alcol e droga a profusione. Quattordici colpi. Tre i soggetti denunciati nei giorni scorsi dagli agenti del commissariato di Conegliano e ora sottoposti a misure restrittive che vanno dall’obbligo di firma, a quello di dimora: Sileymane Pam, 26enne senegalese, Othmane Amayoussi, 24enne di origini marocchine e Sama Ebrima, 24enne di origini ghanesi. Al vaglio la posizione di altri tre.

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Intanto nelle famiglie delle vittime il sollievo di sapere che i responsabili sono stati finalmente individuati e assicurati alla giustizia si mescola alla rabbia per l’uso che i malviventi facevano del bottino. «Pensavo fossero sbandati che dovevano sfamarsi. Invece andavano a fare festa – sbotta Piras -. Questo mi fa arrabbiare ancora di più. Mia madre è rimasta segnata per sempre: ha iniziato a perdere colpi e a farneticare. Menziona spesso l’aggressione: ne parla con gli occhi sbarrati, come se rivivesse quei momenti terribili. E non vuole saperne di uscire».

Elena Rinaldo, 75 anni, è stata presa di mira la mattina del 4 giugno. Stava per varcare il cancello di casa, in via Giorgione. All’improvviso è stata afferrata per la collana e scaraventata a terra. Il giovane di colore ha mollato la presa soltanto quando il monile ha ceduto. A quel punto è scappato via, lasciando l’anziana a terra, dolorante. Il suo unico obiettivo era incassare i soldi del bottino, stimato sui 500 euro. «La collana non è stata ritrovata purtroppo: l’avevano già rivenduta – riferisce il figlio -. Mamma ci teneva molto perché era un regalo che le aveva fatto mia sorella». Un valore affettivo, prima ancora che economico. Ma nulla in confronto alle ripercussioni fisiche e psicologiche provocate dall’aggressione: «Non so se si riprenderà» conclude amaramente il figlio.

L’immagine mostra un giovane con gli occhiali, un cappello di lana blu e un parka rosso: secondo Channel 1 israeliano, che cita fonti di polizia russe, si tratterebbe del secondo sospetto per l’attentato di San Pietroburgo cui sta dando la caccia la polizia, 03 aprile 2017.
ANSA/CHANNEL1
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Anche Gianfranca Fiorot Masutti, 72 anni, ex maestra in pensione, è rimasta molto segnata dall’aggressione. Era stata sorpresa alle spalle a metà agosto nel sottopasso di via Manin, mentre era al telefono. «Mi sono messa ad urlare “aiuto mi uccidono”» aveva raccontato l’anziana, a cui un malvivente aveva strappato dal collo la catenina d’oro, regalo del marito defunto. Adesso ne è tornata finalmente in possesso ed è stata una gioia immensa. «Agli agenti va tutta la nostra gratitudine – dice il figlio Francesco Masutti, carabiniere -. Meritano un plauso. Invieremo una lettera di elogio al prefetto e al ministero per questo importante risultato».