Italiani muoiono e immigrati aumentano: ISTAT certifica la sostituzione etnica

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Questa è una guerra, la vera guerra per il nostro futuro. Non certo quella in Ucraina. Ma i nostri governi non vogliono combatterla. Si sono già arresi. Si fottano.

Diminuiscono gli italiani e aumentano gli immigrati. Con un calo delle nascite dovuto alla concorrenza verso il basso nel mercato del lavoro degli stranieri e nella difficoltà a crearsi una famiglia, visto che le case popolari vanno tutte a loro. Nel contesto di questa evidente sostituzione etnica, il governo, invece di un piano per mantenere l’Italia italiana, si prepara a fare altre altri milioni di immigrati. Criminale.

Nuovo calo della popolazione in Italia. Nel 2022 è scesa sotto la soglia dei 59 milioni (58.850.717): al 31 dicembre la popolazione residente è inferiore di circa 179mila unità rispetto all’inizio dell’anno (-0,3%).

Positivo – in senso quantitativo – contributo del saldo migratorio con l’estero. I nati sono risultati di 392.598 (-1,9%), rispetto ai 400.249 del 2021 (dati definitivi), anche se con lievi segnali di recupero al sud. I decessi restano ancora su livelli elevati, anche per effetto dell’incremento registrato nei mesi estivi a causa del caldo eccessivo.

In aumento i movimenti migratori, rispetto agli anni della pandemia, anche a causa degli effetti della crisi bellica in Ucraina: sono 360.685 le iscrizioni in anagrafe dall’estero. Dal 2018 il calo della popolazione è stato di circa un milione di persone.

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Il nuovo record minimo di nascite (393mila) e l’elevato numero di decessi (713mila) continuano a produrre un forte impatto sulla dinamica naturale. Dal 2008, anno in cui si è registrato il valore massimo relativo di nascite degli ultimi 20 anni, l’Italia ha perso la capacità di crescita per effetto del bilancio naturale, non rimpiazzando a sufficienza chi muore con chi nasce.

Il deficit del saldo naturale è aumentato in modo progressivo, raggiungendo i picchi più elevati nel biennio 2020-2021, quando si è registrata una perdita di oltre di 300mila persone in media annua. Al deficit della componente naturale negli anni di pandemia, nel 2022 si somma un ulteriore decremento di 320mila unità, determinando in soli tre anni la perdita di 957mila persone, all’incirca la popolazione di una città come Napoli.

Nel 2022 si contano quindi, come detto, 392.598 nascite, 7.651 in meno rispetto al 2021 (-1,9%), nuovo record negativo che accentua la denatalità degli ultimi anni. Se l’andamento delle nascite del 2021 ha lasciato pochi dubbi sul ruolo svolto dall’epidemia nei confronti dei mancati concepimenti, più complesse sono le dinamiche alla base del calendario nel 2022. Il contesto della crisi sanitaria ancora presente nel 2021 e le conseguenti incertezze economiche potrebbero avere incoraggiato le coppie a rimandare ancora una volta i loro piani di genitorialità.

L’aumento delle nascite registrato a gennaio 2022 (+3,4% in confronto allo stesso mese del 2021) è in linea con il recupero osservato nel bimestre novembre-dicembre 2021 (+10,6% rispetto allo stesso periodo del 2020). Segue un repentino calo delle nascite in primavera (-10,7% a marzo e -10,0% ad aprile), solo in parte ricompensato dall’incremento nel trimestre giugno-agosto (+3,1%). Negli ultimi mesi dell’anno il trend torna ad essere decrescente con picchi di forte contrazione nei mesi di settembre e ottobre (-5,1% e -5,0%). A livello europeo, la situazione registrata nel nostro Paese non è un’eccezione, trovando punti di contatto sia con la Spagna, che è caratterizzata da un profilo simile al nostro, sia con la Francia che, pur facendo rilevare livelli di fecondità storicamente più elevati ‘grazie’ agli immigrati africani, nel 2022 registra comunque un calo soprattutto a partire dal mese di luglio.

Il 90 per cento degli ingressi è dovuto ai ‘ricongiungimenti’ familiari. L’invasione degli scrocconi. Basterebbe una legge per difendere la nostra identità. Perché non conta un cazzo ‘quanti siamo’ ma ‘chi siamo’.